Politica
Milano sappia cogliere la sfida della coprogettazione
«Si parla spesso di coprogettazione, di un nuovo rapporto tra pubblica amministrazione e Terzo e Quarto settore, di corresponsabilità, di un superamento del rapporto committente-fornitore in ambito sociale. Occorre realizzarli pienamente. La questione della qualità delle relazioni e dell'alleanza tra Terzo settore e istituzioni credo sia centrale». L'intervento del presidente del Consiglio comunale di Milano
Quando si entra in un territorio poco conosciuto in cui occorre avere rispetto e attenzione, saggezza e senso della responsabilità suggeriscono di farsi accompagnare da una guida. Ampie zone della nostra società, quelle segnate dal disagio e dalla vulnerabilità, dall’abbandono e dalla carenza di risorse economiche e personali, vivono purtroppo in una dimensione marginale, venendo spesso all’attenzione di tutti solo per episodi di cronaca che accendono i riflettori su degrado e sofferenza.
Le organizzazioni del Terzo e del Quarto settore si occupano di questa dimensione della nostra comunità, sono chiamate spesso a coprire vuoti, affrontando frequentemente in autonomia i bisogni più dolorosi e complessi della collettività. Lo fanno a volte in una condizione di trascuratezza da parte delle istituzioni, affidandosi solo alla loro determinazione, come è accaduto in diversi contesti anche all’inizio della pandemia. Per fortuna questo non è il caso di Milano, dove sono stati fatti grandi passi avanti negli ultimi dieci anni e si sono date risposte concrete e innovative, impostando politiche di welfare in grado di accogliere e rispondere ai bisogni della città.
Coerentemente con i presupposti di questo lavoro credo che oggi ancora di più, per un’amministrazione pubblica che voglia rispondere a necessità e sofferenze che l’attuale crisi ha esasperato, quelle organizzazioni rappresentino la guida con cui allearsi e procedere nella progettazione e nella messa in atto degli interventi. Operare in modo diverso, verticistico, comporterebbe il rischio di uno spreco di risorse e di una risposta solo parziale e approssimativa a quei bisogni ineludibili – bisogni che nessuno meglio di quelle organizzazioni, che li affrontano quotidianamente, conosce.
I grandissimi problemi che abbiamo e avremo di fronte a valle dello shock della pandemia, che ha in modo così potente amplificato e fatto emergere vulnerabilità e disuguaglianze drammatiche, ci impone di accelerare e aumentare ancora di più l’efficacia delle nostre risposte ai problemi sociali più urgenti. In questo contesto è necessario applicare fino in fondo quanto previsto dalla riforma del Terzo settore e attuare pienamente il suo spirito. Si parla spesso di coprogettazione, di un nuovo rapporto tra pubblica amministrazione e Terzo e Quarto settore, di corresponsabilità, di un superamento del rapporto committente-fornitore in ambito sociale. Occorre realizzarli pienamente. La questione della qualità delle relazioni e dell'alleanza tra Terzo settore e istituzioni credo sia centrale. Anche per una città come Milano. Di fronte all'importante compito della ricostruzione, dobbiamo porci l’obiettivo di accelerare su questo piano. Ho in mente un modello che abbia al centro la ricerca delle risposte più appropriate, che porti alla creazione di un laboratorio per un'amministrazione condivisa delle urgenze sociali. Linee guida comuni per lavorare meglio, co-programmando, poi co-progettando e, quando sia possibile, gestendo insieme gli interventi. Le nuove linee guida ministeriali ci ricordano che i bandi di coprogettazione devono definire gli obiettivi strategici e non i dettagli di attuazione: questi si dovrebbero progettare insieme. Spesso però, nella realtà, non avviene. In una deliberazione progettuale non deve essere tutto già predefinito.
Le proposte di coprogettazione, inoltre, possono – e dovrebbero, sottolineo io – arrivare anche dal Terzo settore. Lo dicono in modo chiaro le linee guida. In questo caso, dovrebbe poi essere compito dell'amministrazione comunale rispondere. Si ribalta così una visione pubblico-centrica.
L’amministrazione ha la grandissima responsabilità di orientare questo processo, di garantire l'interesse pubblico, di assumere un ruolo di regia, riconoscendo al Terzo e Quarto settore il loro ruolo a tutela degli interessi della comunità. A loro volta, Terzo e quarto settore dovranno esprimere capacità e investire risorse, in termini di volontariato, di luoghi e di disponibilità economiche.
La sentenza 118 della Corte Costituzionale ha sancito che nell'ambito della coprogettazione si debba uscire dalla logica degli appalti. È una rivoluzione copernicana che sollecita e rende necessari anche cambiamenti culturali, non solo normativi. Io credo che un'amministrazione come quella di Milano debba assumersi la grande responsabilità di decidere, con discernimento e consapevolezza, quando sia appropriato fare una gara d'appalto, quando un bando di coprogettazione, quando delle convenzioni, quando ancora dei patti di collaborazione. Sono strumenti diversi che devono rispondere a bisogni diversi, nella chiarezza delle loro differenze.
Queste ultime sono questioni che possono sembrare un po' tecniche, asettiche. Io invece credo che siano condizioni molto importanti per liberare le energie, la freschezza e la grande capacità di innovazione presenti sul nostro territorio come patrimonio del Terzo settore. Capacità di innovazione che si concretizza in sperimentazioni che devono essere poi valutate. E qui occorre una cultura profonda della valutazione, che permetta di consolidare e mettere a regime, nell'alveo normale della programmazione, ciò che funziona ed è efficace, riproponendolo in altri contesti.
Le risposte tradizionali e strutturali in un’epoca di grandi cambiamenti, devono lasciare più spazio anche in termini quantitativi a soluzioni nuove da costruire insieme. È una grande sfida che deve vederci tutti coinvolti e capaci di fare un passo in avanti culturale, organizzativo e di consapevolezza sociale.
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