Salute

MILANO. La Lila sotto sfratto cerca una sede

Nuovo appello della Lega italiana per la lotta contro l'Aids di Milano a Provincia e Regione, il Comune al lavoro per soluzione

di Redazione

A pochi giorni dall’udienza di sfratto, in programma venerdì, Lila Milano (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) continua la ricerca di una nuova sede. E mentre incassa da parte dell’assessorato alla Salute del Comune l’impegno a cercare soluzioni alternative, l’associazione rilancia il suo ‘sos’ alla Provincia di Milano e alla Regione Lombardia. «Avvieremo presto contatti formali con entrambe le istituzioni per chiedere che ci diano una mano», annuncia il presidente di Lila Milano Massimo Oldrini, al termine di un incontro che si è tenuto stamattina nel negozio civico Chiamamilano.

Una riunione per fare il punto della situazione, dopo che il Comune ha annunciato che i locali occupati dalla onlus, in viale Tibaldi 41, servono con urgenza al Consiglio di zona 5 e vanno sgomberati. Lila aveva un contratto di comodato d’uso gratuito con Palazzo Marino per lo spazio di viale Tibaldi. Contratto scaduto nel ’99. Oggi l’assessore comunale alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna, che ha partecipato all’incontro, assicura che si metterà al tavolo con l’assessore alla Casa Gianni Verga per capire quali soluzioni si prospettano. «Noi siamo in cerca di locali adatti in cui proseguire la nostra attività di sostegno ai sieropositivi e ai malati di Aids», spiega Oldrini, che replica anche ad alcune osservazioni rivolte all’associazione: «Ci definiscono pretenziosi, ma per la delicatezza dei temi che trattiamo abbiamo esigenze particolari. Prima di tutto garantire la privacy ai fruitori dei nostri servizi ed evitare di farli sentire malati. Per questo è preferibile che l’associazione abbia la sede in un ufficio pubblico piuttosto che, per esempio, in un ospedale. Ci basta essere vicini a una fermata metro e non troppo fuori dal centro, perché lavoriamo anche in ore serali e dobbiamo essere facilmente raggiungibili».

Landi, riferisce Oldrini, «ha avuto parole di sostegno e ha ribadito le sue buone intenzioni, tanto che questo pomeriggio fisseremo la data per un incontro in Comune». Tra i suggerimenti ricevuti stamattina, spiega Oldrini, c’è anche quello di rivolgersi ad altre istituzioni. «Fra quelle citate figurano anche il Pio Albergo Trivulzio, che ha un vasto patrimonio di immobili, l’Asl Città di Milano e, appunto, Regione e Provincia», riassume Oldrini. Intanto l’associazione si prepara ad affrontare l’udienza di venerdì, in cui il legale che li rappresenta, Giorgio Motta, chiederà il massimo termine di proroga per l’inizio dell’esecuzione di sfratto. «Nel testo del provvedimento – spiega Motta – si fa cenno ad alcune soluzioni alternative prospettate a contratto scaduto dall’amministrazione comunale e rifiutate ‘pretestuosamente’ da Lila. Toccheremo anche questo punto: la onlus, in passato, ha rifiutato una decina di soluzioni che erano impraticabili. Immobili in situazioni di degrado ed edifici che richiedevano spese di ristrutturazione di oltre 100mila euro».

La speranza di Lila Milano è che alla fine il Comune trovi uno spazio libero all’interno di uno dei suoi edifici. «In questi anni ce ne sono state di soluzioni possibili. Per esempio – ricorda Oldrini – i vecchi caselli dei dazi in piazza Ventiquattro maggio e in Porta Volta. Peccato che uno si è preferito farlo diventare un pub e il secondo è stato assegnato a un’altra associazione».

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