Economia
Milano, il 5% degli appalti riservato a coop sociali
"Un'ottima delibera, anche perchè il tema è condiviso da tutto il consiglio: ora aspettiamo azioni concrete", indica Rossella Sacco, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Milano, che ha partecipato ai lavori
"E' una delibera che ribadice l'importanza e il valore politico dell'impresa sociale, che tramite l'inserimento lavorativo aggiunge forza lavoro e integra persone con difficoltà". Rossella Sacco, presidente di Confcooperatice Federsolidarietà Milano e portavoce vicaria del Forum terzo settore, commenta così il passo avanti compiuto dal capoluogo lombardo venerdì scorso, quando la giunta ha approvato le linee guida che impegnano l’amministrazione comunale a riservare il 5 per cento degli appalti per la fornitura di beni, servizi e lavori diversi da quelli socio-sanitari ed educativi alle cooperative sociali di tipo B, ovvero le realtà che occupano soggetti svantaggiati.
La delibera è il risultato di un lavoro che ha coinvolto direttamente le centrali del mondo cooperativo, come Confcoop e Legacoop, più Cdo e Forum del terzo settore. La stessa presidente di Confcooperative ha partecipato ai tavoli: "reputo fondamentale il fatto che il tema ha trovato ampio consenso sia nella maggioranza che tra i consiglieri di minoranza", sottolinea, "dopotutto un'iniziativa simile era nata nel 2009, con Mariolina Moioli, l'assessore alle Politiche sociali dell'amministrazione precedente: però, a parte gli appalti collegati al suo assessorato, la delibera della quota del 5 per cento riservata alle coop sociali era poi rimasta inattuata, ora speriamo che invece si concretizzi, cosa che non è successa nemmeno con gli ultimi appalti della giunta attuale. Ma noto sensibilità sul tema, quindi siamo fiduciosi".
Quali gli ambiti in cui, più che in altri, potrebbe avere spazio il Terzo settore? "La manutenzione del verde, l'impiantistica, la raccolta differenziata e molto altro, oggi sono diversificati i settori in cui opera la cooperazione sociale". Le linee guida comunali applicano e completano il 'Protocollo per la qualità e la tutela del lavoro negli appalti di lavori, servizi e forniture', sottoscritto dall’smministrazione comunale con le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil nel 2013, in cui si definiva l’inserimento di una 'clausola sociale' negli appalti di servizi e forniture.
“Nessuno deve essere lasciato indietro e il documento approvato dalla Giunta è la dimostrazione del nostro impegno in questa direzione. Abbiamo dato una risposta concreta a un crescente bisogno di integrazione dei soggetti più deboli non solo all’interno della comunità in cui vivono, ma anche in ambito lavorativo”, aveva dichiarato il sindaco Giuliano Pisapia subito dopo l'approvazione della delibera. “Finalmente cambiamo passo nel rapporto con le cooperative B al fine di favorire l’inserimento lavorativo di cittadini solitamente tenuti ai margini", ha ribadito l’assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute Pierfrancesco Majorino.
Per dare attuazione alle linee guida l’Amministrazione istituirà un nuovo elenco speciale delle cooperative di tipo B. L’elenco verrà aggiornato ogni sei mesi mentre, ogni anno, per ciascun ente, verranno verificati i requisiti per la permanenza. Le cooperative che vorranno accedere all’elenco comunale devono essere già iscritte all’albo regionale di competenza. Con la delibera vengono anche definite le modalità per l’affidamento degli appalti. Se l’importo delle commesse è inferiore alla soglia comunitaria prevista in tema di appalti pubblici si potrà procedere attraverso convenzioni oppure con stipule a rotazione. Dove l’importo è superiore, i diversi settori comunali potranno inserire nei bandi di gara la cosiddetta 'clausola sociale', cioè indicare l’obbligo di eseguire i contratti con l’impiego di persone svantaggiate. Il Comune rende noto che coinvolgerà in queste procedure anche le proprie aziende partecipate, e stabilirà anche il numero minimo di lavoratori svantaggiati da inserire o quale tipologia di svantaggio sia prioritaria, "in modo da favorire di volta in volta particolari categorie protette".
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.