Volontariato

Milano, futuro incerto per campo rom Bovisasca

Sarà sgomberato a breve o verrà dato più tempo agli occupanti per andarsene da soli? Scade questa sera l'ultimatum del Comune. Nel campo il clima è surreale

di Daniele Biella

Se ne parla, ma sottovoce. Dello sgombero in arrivo lo sanno tutti, i 700 del campo rom di via Bovisasca, diventato in poche settimane il più grande di Milano per gli arrivi di molte famiglie sgomberate da altre aree. Lo sanno anche i 200 bambini che forse arriveranno le ruspe a distruggere le loro baracche. Nel frattempo, però, continuano a giocare spensierati, tra macerie, immondizia e un pericol ancora maggiore: l’arsenico, presente sottoterra in grandi quantità, residuo della presenza in passato della Montedison, e oggi non ancora bonificato.

“E’ per questo che i rom hanno trovato via libera per insediarsi, il padrone del terreno, la Falck, non ha mai avviato i lavori di bonifica”, dice Corrado Mandreoli, responsabile politiche sociali della Cgil di Milano, che con altri enti (Casa della carità, padri Somaschi, Comunità di Sant’Egidio) sta cercando una difficile mediazione fra i rom da una parte, Comune e Questura dall’altra. “Sono momenti decisivi”, continua Mandreoli, “la speranza è che non si arrivi allo sgombero forzato, ma che si riesca a convincere le famiglie ad andarsene. Con alcune di loro, un centinaio di persone in tutto, siamo in contatto da tempo e probabilmente tra non molto riusciremo a convincerle a lasciare il terreno”. E gli altri? “Forse seguiranno l’esempio, il problema è che ci sono gruppi eterogenei, di diversa provenienza, tutti arrivati da diverse situazioni di emergenza”.

Oggi al campo, un’area vasta in cui le baracche sono affiancate l’una all’altra su un’unica strada e non ammassate come avveniva l’anno scorso in via Triboniano, è stata una giornata relativamente tranquilla, quasi da quiete prima della tempesta. Sotto il primo sole primaverile, panni stesi fuori da quasi tutte le baracche e, come sempre accade, grosso via vai di gente solo al mattino presto e a sera, quando gli uomini del campo ritornano dai vari lavori cittadini. Nell’aria, oltre al malodore causato dall’ammasso di immondizia proprio a una delle due entrate del campo, quella attaccata alla stazione dei treni della Bovisa e al polo universitario, anche residui di gomma bruciata. “Viene detto loro, soprattutto i bambini, di non farlo, perchè infastidisce ancor più i cittadini, che giustamente si lamentano”, spiega il responsabile Cgil, “il rischio è che la mediazione fallisca”. Proprio il numero di bambini presenti rappresenta una flebile speranza che non avvenga quello che si è già visto più volte negli ulti anni: “l’impressione è che questa volta anche le autorità temporeggiano, e che non si debba per forza arrivare al solito sgombero alla cieca”, prosegue Andreoli, “ma non si sa mai”. I tempi? Sembra che il fine settimana non preannunci sorprese. “Lunedì pomeriggio ci riuniremo ancora tutti”, conclude, “per arrivare a una soluzione in breve tempo, che vada bene a tutti, nei limiti del possibile”.


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