Famiglia

Milano, Claudio e Rossella Barbieri. Siamo la casa famiglia della porta accanto

"La scelta del condominio? In una struttura isolata i ragazzi avrebbero avuto l’impressione di vivere una situazione anomala... "

di Chiara Sirna

  &nbsp Barbieri-Sacco: i due cognomi scritti in piccolo si camuffano tra tanti altri sul citofono. Chi non sa che al secondo piano della scala destra c?è una casa-famiglia, ne resta ignaro. E invece è proprio in questo complesso residenziale nella zona Sud-Ovest di Milano che Claudio Barbieri e Rossella Sacco hanno avviato la loro avventura a porte aperte. Hanno ?rilevato? una vecchia comunità di accoglienza e l?hanno convertita in casa famiglia, restando insediati in un condominio come tanti, proprio per «mischiarsi alla vita di tutti i giorni», spiega Claudio. «In una struttura isolata i ragazzi avrebbero avuto l?impressione di vivere una situazione anomala». Oggi, a soli due anni dal matrimonio, la casa è quasi affollata: la ?piccola Barbieri? è nata otto mesi fa, ma nel frattempo, a farle compagnia sono arrivati quattro fratelli in affido: due adolescenti di 16 e 17 anni e altri due più piccoli, di 4 e 5 anni.
  &nbsp Una scelta, quella dei Barbieri, che è la conseguenza di un percorso durato vent?anni: Claudio (che a sua volta era stato un bambino ?affidato?), ha una lunga esperienza di volontariato alle spalle. Rossella ha sempre lavorato in una cooperativa sociale come responsabile di progetti per minori. Insomma una coppia così, con la solidarietà nel sangue, non poteva far altro che dar vita a una famiglia accogliente. Chi ha cambiato radicalmente vita però è proprio Claudio: da manager di una multinazionale è passato a dirigere la cooperativa Eranos (dal greco, «banchetto in cui ognuno porta quel che può»), fondata per gestire la casa famiglia. Ora stanno cercando di saldare il debito con la coop nell?acquisto dell?appartamento. «è una veste giuridica che ci permette di gestire molte situazioni», spiega Claudio, «ed è una rete che alleggerisce i problemi della famiglia. Le spese, certo, sono tante. Per fortuna, oltre al prestito sociale abbiamo avuto anche il sostegno di progetti specifici, come quello dell?Associazione Amici dei Bambini, che l?anno scorso ci ha permesso di affrontare il passo fondativo della nostra casa famiglia».

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