Welfare
Milano capitale morale, ma di cosa stiamo parlando?
Marco Percoco economista bocconiano e blogger di Vita.it, non accetta la ricostruzione di Cantone secondo cui Milano è superiore a Roma. «I fatti dicono che Milano da vent’anni è al centro della corruttela italiana. Le dichiarazioni del commissario sembrano molto politiche. Il civismo d’elite meneghino è parte del problema non la soluzione»
«Milano si è riappropriata del ruolo di capitale morale del Paese, mentre Roma sta dimostrando di non avere quegli anticorpi di cui ha bisogno e che tutti auspichiamo possa avere in vista del Giubileo». Con questa frase Raffele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, ricevendo dalle mani del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, il premio Sigillo della Città ha fatto deflagrare le polemiche. Ma è vero che Milano è la capitale morale del Paese? Lo abbiamo chiesto a Marco Percoco economista del territorio e docente di valutazione delle politiche pubbliche presso l’Università Bocconi e nostro blogger su Vita.it.
Cosa pensa delle dichiarazioni di Cantone?
Secondo me c’è un dato di fondo che non si può nascondere. Siamo il Paese tra i peggiori in termini di corruzione in Europa, dietro alla Macedonia. Dire che Milano è la capitale morale di un paese che arranca proprio sul tema della corruzione è un paradosso. Quella tra Milano e Roma risulta una lotta tra poveri.
Quindi non è vero che a Milano in qualche modo si è sconfitto il malaffare?
Valgono i fatti. Milano solo un anno fa ha avuto uno scandalo enorme proprio su Expo, la giunta Formigoni si è sciolta perché falcidiata dalle indagini, il vicepresidente della giunta Maroni pochi giorni fa è stato arrestato. Non mi sembra un quadro che si sposi con questa idea. Mi sembra piuttosto che l’affermazione di Cantone sia bizzarra.
Quindi Milano è molto lontana dall’essere capitale morale, anche se di un Paese corrotto?
Milano in realtà è sempre stata la capitale della corruzione. Da tangentopoli in poi è così. Non mi sembra che negli ultimi 20 anni Milano si sia distinta. Non riesco a veder in base a cosa si determini questa presunta superiorità.
E rispetto al discorso degli anticorpi, che Milano avrebbe e Roma no?
È interessante quello che dice Cantone. Sappiamo, ormai è evidente, che la corruzione non la si combatte tanto con le leggi e i Cantone, ma con il senso civico. Se intendiamo che Milano ha senso civico è vero. Ma se Milano ha avuto tutti questi scandali dobbiamo concluderne che questo senso civico non c’è. Ed è difficile immaginare che l’arrivo di Cantone abbia dato vita a questi anticorpi in pochi mesi.
Non si può dire però che Milano non abbia del civismo?
Ce l’ha. Ma il civismo milanese spesso fa rima con elite borghese. Quei salotti che hanno anche eletto i propri sindaci. I casi di corruzione in qualche modo significano che quella specie di civismo è parte del problema non un anticorpo. È un civismo che fa i propri interessi.
Sta dicendo che sia Moratti che Pisapia facevano il proprio interesse e non quello della città?
No, per me sia Moratti che Pisapia sono due signori. Il problema sta in quello che c’è attorno. Sono influenzati da un mondo e da un civismo che sono tutto tranne che disinteressati.
Dunque gli anticorpi in realtà non ci sono e quello che viene identificato come tale è in realtà il vero problema. Cantone insomma ha preso un enorme abbaglio?
Ho l’impressione che queste battute di Cantone, che credo più politiche e volte ad affossare Marino che ad altro, possano servire per attivare un civismo diverso. Ma il rischio è che si stia confondendo un momento propizio, l’entusiasmo dato da Expo, con il cambiamento stesso. Qualcosa si può fare, ma bisogna farla.
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