Cultura

Milano, capitale del “brusio molecolare”

Edifici-mondo, case-negozio, sofa-surfing... E' un puzzle di ricette innovative, il concetto di casa nel capoluogo lombardo. Una ricerca sull'abitare in una metropoli "laboratorio"

di Redazione

Milano la voce del verbo ?abitare? sta subendo degli autentici terremoti di significato. Nessuna città in Italia ha subito trasformazioni così profonde e radicali. E la ?casa? (o quel che ne resta) è la risultante di questo terremoto sociale. Sono modificazioni che si colgono anche ad occhio nudo, sia che si guardi all?edilizia sia che si guardi alle tipologie umane. Ma lo sguardo resta sempre frammentario e tutt?al più può intuire la profondità della trasformazione ma non averne una percezione completa. Per questo la ricerca, approdata ora in un volume dall?aspetto spettacolare (Milano. Cronache dell?abitare, Bruno Mondadori editore), condotta dal gruppo di Multiplicity riempie un vuoto di conoscenza e di coscienza. Milano oggi ha un identikit che impalpabilmente è andato stravolgendosi nell?ultimo decennio. Meno abitanti, ma densità comunque altissima. Prezzi delle case a livelli stellari. Rimescolamento rapidissimo della popolazione. Il risultato è quello che si scopre, pagina dopo pagina, in questo volume che corre orizzontale, senza pretese interpretative ma sempre imponendosi, come metodo, la scrupolosità del racconto. La scansione stessa dei capitoli fa venire a galla un panorama del tutto inatteso. Baraccopoli, posti letto, edifici-mondo, case-negozio, sofa-surfing, case di accoglienza, condomini multietnici non riguardano più fasce marginali, ma raccolgono, sotto modalità spesso simili, grandi fette di popolazione, anche a livelli sociali diversi. La caratteristica che fa da trait d?union è la transitorietà: nessuno concepisce l?abitare come un approdo. Sono sempre tappe di passaggio, più o meno brevi. La piccola metropoli ha l?apparenza di mulinello dove è il flusso stesso della vita che impedisce ogni ancoraggio. Milano così da una parte è la città dei ricchi che cambiano per dare una ragione e una visibilità alla propria ricchezza. Ed è la città degli ultrapoveri, che cambiano perché comunque la città permette passo dopo passo di guadagnare in dignità sociale. Ricchi e poveri sono paradossalmente uniti da questa continua dinamica di emersione. Come scrive Stefano Boeri, che ha guidato l?équipe composta per lo più da ricercatori giovani, Milano sta trasformandosi in una città «palcoscenico per eventi e popolazioni temporanei». Una ?città mondo? in cui non c?è più spazio per la vecchia classe media – in una parola, per le famiglie -; è la città in cui i single sono ormai il nucleo maggioritario. Sono forzatamente single i cinesi che arrivando a Milano dormono nei cosiddetti dapu, abitazioni adattate a dormitori nel centro della città. Sono single i ben 40mila studenti fuori sede che tuttalpiù stringono ?associazioni? temporanee per abbattere le spese. Sono single le meteore del sofa surfing, modalità di alloggio a basso costo per giovani che di Milano hanno bisogno per crescere nel design, nella moda o nella comunicazione. In tutto questo panorama che colpisce per la vivacità delle soluzioni e per la capacità di assorbire le novità, si può recriminare su un?assenza o su un?afasia: quella di modelli associativi, che rispondano ai bisogni ma che insieme accennino a nuove forme di comunità. Prevale la prospettiva del privato, ad ogni livello sociale. Una prospettiva che produce quel che Boeri definisce «un brusìo molecolare di relazioni» ma che mette in secondo piano o addirittura «annichilisce qualsiasi progetto collettivo e unitario». Info: www.multiplicity.it

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