Volontariato

Migrazioni: via libera UE a direttiva sui rimpatri

Armonizzazione delle normative sulle espulsioni: fino a 18 mesi nei Cpt, divieto di rientro per 5 anni

di Paul Ricard

I 27 ministri dell’Interno dell’Unione europea hanno approvato all’unanimità la direttiva per i rimpatri degli immigrati clandestini extracomunitari. La presidenza di turno slovena punta a farla approvare in prima lettura dall’Europarlamento il prossimo 18 giugno o almeno entro la fine del mese.
La direttiva punta ad armonizzare la normativa europea per quanto riguarda i rimpatri e prevede, tra l’altro, la possibilità di detenere un immigrato clandestino in appositi centri fino a sei mesi, estendibili a un massimo 18 mesi in tre casi: rischio di fuga, mancata collaborazione nel rimpatrio e non disponibilità dei documenti. La direttiva prevede anche la possibilità di detenere ed espellere anche i minori a certe condizioni, il divieto di reingresso nell’Ue per un massimo di cinque anni per chi è stato colpito da un provvedimento di rimpatrio, ma anche il patrocinio pubblico per sostenere le spese di quanti vorranno fare ricorso contro il decreto di espulsione. «La detenzione, così come prevede la direttiva, serve per l’identificazione», ha spiegato Maroni. «Se uno il giorno dopo essere messo nel Cpt il clandestino dice chi è, non rimane detenuto per 18 mesi, ma viene espulso immediatamente. La direttiva consente di tenerlo nei Cpt anche dopo l’identificazione per ottenere il nullaosta dal Paese di provenienza». L’Ue ha in pratica adottato la legislazione sui clandestini vigente in Germania e Gran Bretagna, sconfitta la Francia, dove la durata massima di detenzione nei Cpt è di 32 giorni.
Fortemente critiche le Chiese cristiane europee, soprattutto dopo una lettera congiunta, la Caritas e le associazioni di difesa dei diritti umani. I vescovi cattolici riuniti nella Conferenza degli episcopati della Comunità Ue (Comece) si dicono «molto preoccupati» e chiedono al Parlamento europeo che «sia limitato l’uso della detenzione amministrativa e il divieto di riammissione in circostanze eccezionali». Suggeriscono inoltre di garantire «un periodo minimo di trenta giorni per il rimpatrio volontario». Il compromesso attuale, sottolineano i vescovi, «non tiene conto della situazione di molti immigrati» e le Chiese, pur capendo le preoccupazioni dei governi e della società di preservare lo stato di diritto, chiedono che «sia rispettata la dignità di ogni essere umano».


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