Si è dunque compiuto il destino di circa 230 migranti, tra uomini e donne. Soccorsi in un primo momento da motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza nella zona marittima Sar (Search and Rescue) di competenza maltese, sono poi stati ricondotti in Libia senza un’adeguata valutazione delle loro possibili necessità di protezione internazionale. Come missionario e cittadino italiano, ritengo che le preoccupazioni espresse dall’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu (Unhcr) siano da prendere seriamente in considerazione, soprattutto in riferimento ai risvolti sociali di questa operazione. Se da una parte sono legittime le esigenze espresse da più parti in sede parlamentare di affermare uno stato di diritto in grado di affermare la legalità nel nostro Paese, dall’altra è di fondamentale importanza che il principio internazionale di “non-respingimento” continui ad essere integralmente rispettato come auspicato dallo Unhcr. Condivido pertanto il pensiero di Loris De Filippi di Medici Senza Frontiere(Msf)il quale ha spiegato che “Il rimpatrio forzato è un atto illegale fuori da ogni legislazione italiana ed internazionale. Nel maggio 2005, la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato le procedure del rimpatrio forzato disposto dal governo italiano perchè lesive del diritto d’asilo. Allontanare persone dall’Italia senza averle identificate e senza permettere l’accesso, per chi ne ha diritto, alle procedure sul diritto d’asilo è un comportamento illegale al di fuori di ogni legislazione nazionale ed internazionale”. Da rilevare che il governo libico non ha mai aderito alla Convenzione sui rifugiati del 1951 e non dispone di un sistema nazionale d’asilo efficiente. Sembra dunque, in una sorta di algida indifferenza, passare in secondo piano la tutela della vita umana e di quei valori che la sostanziano, compreso lo spirito di accoglienza e di protezione del povero e del perseguitato che è parte irrinunciabile della più autentica civiltà maturata lungo i secoli della storia europea radicata nella fede cristiana. D’altronde, come informa lo Unhcr, sebbene non siano disponibili informazioni sulle nazionalità di origine dei migranti, si ritiene probabile che fra le persone respinte figurino persone bisognose di protezione internazionale. Nel 2008 circa il 75% di coloro giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata concessa una forma di protezione internazionale. Personalmente, sono sempre più convinto che la nostra società abbia una concezione limitata del complesso di valori legati ai diritti naturali e inviolabili dell’uomo indicati nell’articolo 2 della Costituzione italiana. Ma fingiamo di non accorgercene.
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