Lo studio

Migranti, quei 130 odiosi milioni che l’Ue incassa dai visti respinti

È quanto emerge dall'analisi sui visti di Lago Collective. La founder Marta Foresti: sistema non equo che limita la circolazione delle idee

di Alessio Nisi

visti

Una “rimessa inversa”, un trasferimento di denaro dai più poveri ai più ricchi, che pesa in termini di costi e limita enormemente la circolazione di idee, competenze, professionalità, opportunità di scambio e crescita culturale: pensiamo alle conferenze accademiche, ai concerti, alle mostre, ai festival. Il meccanismo è quello dei visti rifiutati. Un costo odioso che pesa sui migranti e i loro paesi. In cifre, nel 2023 l’Ue ha incassato 130 milioni di euro (nel 2022 sono stati 105) dalle domande di visto respinte ai migranti africani e asiatici, i cui paesi di provenienza hanno sostenuto il 90% di questa cifra.

Una perdita per tutti, che in Italia ha fatto molto rumore in occasione della Biennale Architettura dello scorso anno. Metà degli architetti invitati a contribuire alla mostra principale chiamati dalla curatrice della mostra, la docente di architettura e autrice scozzese-ghanese Lesley Lokko, era di origine africana. Lokko raccontò che alcuni dei suoi collaboratori si videro rifiutare il visto dall’ambasciata italiana in Ghana.

L’abuso nel sistema dei visti non può essere usato come giustificazione per questa iniquità. La soluzione è chiara. Vanno riequilibrate queste differenze e aumentati i visti temporanei dall’Africa

Marta Foresti – founder di Lago Collective

Costi odiosi

«La disuguaglianza dei visti ha conseguenze molto tangibili e i più poveri del mondo ne pagano il prezzo» ha spiegato Marta Foresti, founder di Lago Collective, piattaforma («vogliamo mettere insieme ricerca, arte e design per nuove idee e soluzioni per le questioni migratorie») basata a Londra che questi costi ha analizzato QUI (il set di dati utilizzato per l’analisi dei regimi di visti a breve termine è disponibile QUI). Proprio Foresti inquadra il costo dei visti rifiutati come «rimesse inverse. Non sentiamo mai parlare di questi costi quando si parla di aiuti o migrazione». 

Marta Foresti, al centro, durante il workshop di Philea a Milano, nel marzo scorso

Costi odiosi? «Sì, odiosi perché i visti non vengono approvati», non certo perché c’è un costo. «Il problema è che in alcuni paesi africani», sottolinea Foresti, «sono molto alti i tassi di rifiuti», il che li rende ulteriormente odiosi. Un dato? Dei 130 milioni di cui si parla, 53 pesano sui paesi africani, 62 sui paesi asiatici.

I dati dello studio mostrano che i tassi di rifiuto dei visti per visitatori a breve termine in Europa (e nel Regno Unito) sono più alti per i paesi a basso e medio reddito: di fatto sono i più poveri a vedersi rifiutate le domande di visto e a sopportarne i costi a vantaggio dei paesi ricchi, che intanto hanno fatto pagare il servizio richiesto.

Le spese aggiuntive che vanno calcolate

Ma c’è di più. I costi non sono rimborsabili, indipendentemente dal risultato. Le cifre poi non tengono conto degli ulteriori aggravi sostenuti dai migranti per non essere in grado di viaggiare per affari e piacere, o le fatture per la consulenza legale e le agenzie private coinvolte nell’elaborazione delle domande di visto. 

Un sistemi di visti equo favorirebbe anche la cooperazione tra paesi

Marta Foresti

La punta dell’iceberg

«Sono cifre queste che rappresentano la punta dell’iceberg», precisa, «che non tengono conto dei voli (spesso quando si presenta una domanda di visto per turismo o lavoro si deve presentare il biglietto aereo, che spesso non è rimborsabile)». In questo quadro, Lago intende vederci chiaro anche sul ruolo delle agenzie di intermediari, «broker privati», che «facilitano il processo dei visti».

Barriere insormontabili

«L’Europa sta ponendo barriere insormontabili di fronte agli africani che cercano di ottenere i visti. Questa politica sta negando opportunità alle persone e sta facendo più male che bene all’Europa, spiega Foresti. Gli esempi? Ci sono numerosi esempi di persone che hanno avuto difficoltà a ottenere un visto per una riunione di lavoro, artisti che non possono partecipare ai festival, giornalisti che non possono riferire da alcuni paesi, colleghi che sono banditi da alcuni paesi a causa di visti esistenti sui loro passaporti, o persone che sposano un “cittadino di un paese terzo” e non possono vivere o andare in vacanza insieme.

Più povero è il paese, più alto è il tasso di rifiuto

I paesi africani, in particolare, sono colpiti in modo sproporzionato, con tassi di rifiuto fino al 40-50%. Nel dettaglio in cima alla lista ci sono Guinea-Bissau (5197 richieste, 2647 visti rifiutati, pari al 50.93%, costi sostenuti 211 mila euro), Ghana (45.196 richieste, 21.364 visti rifiutati, pari al 47.27%, costi sostenuti 1,7 milioni), Mali (20.938 richieste, 9652 visti rifiutati, pari al 46.10%, costi sostenuti 772 mila euro), Senegal (63.037 richieste, 26.531 visti rifiutati, pari al 42.09%, costi sostenuti 2,2 milioni) e Nigeria (109.044 richieste, 43.621 visti rifiutati, pari al 40%, costi sostenuti 3,4 milioni). In sintesi lo studio suggerisce che il tasso di successo di una domanda di visto Schengen dipende dal Pil pro capite del paese in cui è presentata la domanda. Più povero è il paese, più alto è il tasso di rifiuto. 

I costi e i visti negati aumenteranno ancora

È inoltre altamente probabile che la somma totale aumenti nel 2024 perché la tassa di richiesta del visto per viaggiare nell’Ue è aumentata da 80 a 90 euro per gli adulti dall’11 giugno, a seguito di una recente decisione della Commissione europea.

Disparità di costi e tempi

I regimi dei visti non sono uguali o reciproci: un cittadino italiano può ottenere un visto per la Sierra Leone all’arrivo per pochi euro. Un sierraleonese che desidera recarsi in Italia per un incontro di lavoro deve intraprendere due viaggi separati al Consolato italiano ad Abidjan, in Costa d’Avorio, nell’arco di diverse settimane a costi da capogiro.

Andare in luoghi per brevi visite, lavoro temporaneo o studio è spesso vitale per il lavoro e lo sviluppo personale. I regimi dei visti sono componenti vitali degli accordi commerciali e fondamentali in alcuni settori chiave delle economie moderne, dalla cultura, alle arti, al turismo, all’istruzione terziaria e alla ricerca. Eppure sta diventando sempre più difficile per gli africani ottenere i visti. 

In apertura foto di Pixabay. Nel testo immagine l’immagine di Foresti è di Giampaolo Cerri per VITA e il diagramma è tratto da lagocollective.org


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA