Nel primo mercoledì dopo il Natale, il 29 dicembre, il Pontefice, riprendendo il ciclo di catechesi su San Giuseppe, ha incentrato la sua riflessione sul tema: San Giuseppe, migrante perseguitato e coraggioso. Un tema a lui caro, spesso al centro delle sue preghiere.
"Oggi – ha detto Bergoglio – vorrei presentarvi San Giuseppe come migrante perseguitato e coraggioso. (…) La famiglia di Nazaret ha subito tale umiliazione e sperimentato in prima persona la precarietà, la paura, il dolore di dover lasciare la propria terra. Ancora oggi tanti nostri fratelli e tante nostre sorelle sono costretti a vivere la medesima ingiustizia e sofferenza. Anche oggi c'è una traccia della storia della fuga della famiglia di Gesù fuori dalla propria patria, così come raccontato dai Vangeli nel periodo di Natale. Ed è personificata dalle tante persone costrette a fuggire dalla propria terra per diventare migranti o rifugiati. (…) È una realtà, quella dei migranti di oggi, davanti alla quale non possiamo chiudere gli occhi. È uno scandalo sociale dell'umanità. Pensiamo a tutti i perseguitati, a quanti sono vittima di circostanze avverse, siano politiche, storiche o personali. Pensiamo a tanta gente vittima di guerre che vuole fuggire dalla sua patria e non può, pensiamo ai migranti che cominciano quella strada per essere liberi e finiscono sulla strada o nel mare, pensiamo a Gesù nelle braccia di Giuseppe e Maria fuggendo, e vediamo ognuno dei migranti di oggi".
Ma quanti sono i “migranti che finiscono nel mare”, per usare l'espressione di Papa Francesco? Nel nostro mare, il Mediterraneo?
Si cominciano a fare i primi calcoli riassuntivi sull'anno 2021 e i risultati sono catastrofici, vergognosi. Vergognosi perchè siamo di fronte a una strage q u o t i d i a n a nell'indifferenza generale, sia perchè all'indifferenza della pubblica opinione si aggiunge quella, ancor più grave, delle istituzioni italiane ed europee che preferiscono voltare la testa da un'altra parte. La raccaprocciante contabilità che riguarda i morti in mare, quelli di cui sappiamo, quelli di cui c'è traccia (ma sappiamo che alle cifre note bisogna poi applicare un moltiplicatore per 5 o per 6 come ci spiegò un generale della Marina Militare ai tempi in cui l'Italia metteva in campo operazioni come “Mare nostrum” o “Mare sicuro”), ci parlano di una strage quotidiana di più di 23 morti e dispersi al giono!
Sono 1600 i morti e dispersi sulla rotta più battuta che è quella del Mediterraneo centrale (da Libia e unisia verso l'Italia); ancor più impressionante il numero di morti e dispersi sulla rotta del Mediterraneo Ovest (da Tunisia e Marocco verso la Spagna) dove si contano 4.400 morti e dispersi (più di 600 donne e più di 200 bambini! come specificato nel Rapporto di Caminando Fronteras); sulla rotta del Mediterraneo orientale (Mar Egeo verso Grecia e Italia) i morti e dispersi sono stati 2500 rotta mediterraneo orientale (mar Egeo). Un totale di 8.500 morti e dispersi nel 2021, più di 23 morti al giorno!
Non sono numeri, sono uomini, donne e bambini, con un nome, con una terra da cui sono dovuti scappare, con degli affetti che hanno dovuto lasciare.
Come scritto in un manifesto redatto dagli stessi profughi in Libia nel tentativo di prender parola: «Veniamo dal Sud Sudan, Sierra Leone, Ciad, Uganda, Congo, Ruanda, Burundi, Somalia, Eritrea, Etiopia e Sudan. Stiamo fuggendo da guerre civili, persecuzioni, cambiamenti climatici e povertà tornando nei nostri paesi di origine. Siamo stati tutti spinti da circostanze al di là della sopportazione umana.- scrivono nel loro appello – Volevamo raggiungere l’Europa cercando una seconda possibilità per le nostre vite e quindi siamo arrivati in Libia. Qui siamo diventati la forza lavoro nascosta dell’economia libica: poniamo mattoni e costruiamo case libiche, ripariamo e laviamo auto libiche, coltiviamo e piantiamo frutta e verdura per i contadini libici e le mense libiche, montiamo satelliti su tetti alti per i libici schermi ecc». Dopo essere stati sfruttati, i migranti lamentano di avere subito «torture, stupri, estorsioni, detenzioni arbitrarie, ogni possibile e inimmaginabile violazione dei diritti umani».
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