Economia
Migranti: nel 2015 5,3 miliardi di euro di rimesse
Un anno di assestamento. Così il Dossier Statistico Immigrazione, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, intitola, nel rapporto appena uscito, il capitolo dedicato alle rimesse di denaro che i migranti presenti sul territorio italiano hanno inviato ai propri familiari rimasti nei paesi di origine
Un anno di assestamento. Così il Dossier Statistico Immigrazione, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, intitola, nel rapporto appena uscito, il capitolo dedicato alle rimesse di denaro che i migranti presenti sul territorio italiano hanno inviato ai propri familiari rimasti nei paesi di origine.
In effetti il 2015, anche se non ha fermato del tutto il trend negativo degli ultimi anni, ha avvalorato un sostanziale assestamento del flusso delle rimesse che ha sfiorato i 5,3 miliardi di euro (€ 5.251.656.000), importo questo leggermente inferiore rispetto all’ammontare registrato nel 2014 (-1,5%).
Certo siamo distanti dai quasi 7,4 miliardi di euro del 2011, ma considerato che questi comprendevano un’importante componente di natura commerciale diretta in Cina che non c’entrava niente con le rimesse e se aggiungiamo il particolare periodo economico segnato dalla crisi, quanto raggiunto nel 2015 è stato un risultato importante, in linea con quanto maturato nell’ultimo triennio.
Non va dimenticato, poi, che questi numeri si riferiscono a quanto spedito dai migranti per il tramite dei canali formali, ossia le banche, la posta e, soprattutto, i money transfer e quindi non comprende l’enorme componente delle rimesse veicolata dai canali informali (parenti, amici e banchieri di strada).
La maggior parte delle rimesse sono destinate al continente asiatico che detiene il 39,4% dell’intero flusso fuoriuscito dall’Italia. Segue con il 29,6% l’area europea, quindi l’Africa con il 16,2% e l’America Latina con il 14,6%. La situazione “continentale” del flusso delle rimesse 2015 se paragonata al 2014 evidenzia una riduzione di circa quattro punti percentuali sia per l’Asia che per l’Europa, mentre una crescita del 6,4% per l’Africa e del 4,8% per l’America Latina.
La graduatoria per singolo paese è guidata dalla Romania che ha catalizzato rimesse per oltre 847 milioni di euro (-3,3% rispetto al 2015), seguita dalla Cina dove sono arrivate rimesse per circa 558 milioni di euro (-32,0% rispetto al 2014), il Bangladesh con 435 milioni (+20,7%), le Filippine con 335 milioni (+9,7%) ed il Marocco con 262 milioni (+5,2%).
In termini di ripartizioni territoriali di provenienza delle rimesse, il 2015 conferma che il Nord ed il Centro detengono saldamente il primato nazionale rispettivamente con il 50,8% ed il 31,6% del totale. Dalla Lombardia è partito il flusso più cospicuo (€ 1,156 miliardi) corrispondente al 22% del totale nazionale; quindi il Lazio (€ 920 milioni pari al 17,5% del totale) e la Toscana (€ 564 milioni pari al 10,7% del totale) che tuttavia ha subito una contrazione di quasi quattro punti percentuali dovuta al calo delle rimesse verso la Cina originate nella provincia di Prato. Se a queste tre regioni si aggiungono Emilia Romagna (€ 447 milioni, 8,6% del totale) e Veneto (€ 411 milioni, 7,8% del totale) ecco le cinque regioni da dove partono due terzi esatti delle rimesse totali inviate dall’Italia. Scendendo a livello provinciale, le prime tre sono Roma (circa € 820 mln); Milano (circa € 605 mln) e Firenze (circa € 205 mln).
La Banca Mondiale ha recentemente individuato in 431,6 miliardi di dollari il valore raggiunto nel 2015 dalle rimesse dei migranti pervenute nei Paesi in via si sviluppo, quasi tre volte la quantità dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Il totale delle rimesse, cioè considerando anche quelle destinate ai paesi ad alto reddito è stato di 581,6 miliardi di dollari nel 2015 (-1,7% rispetto al 2014). La stima della Banca Mondiale prevede che nel 2018 il flusso globale supererà i 651 miliardi di dollari, di cui quasi 485 destinati ai Pvs.
Le rimesse cresceranno ancora e da esse continuerà a dipendere la sopravvivenza di milioni di persone e lo sviluppo di molti paesi, il loro impiego dovrà essere utile e produttivo. Questa è – e sarà – la vera sfida delle rimesse.
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