L’Europa è una costruzione ancora troppo fragile per poter affrontare un dramma come quello dei rifugiati nel modo con cui è stata affrontata la crisi dei debiti sovrani. Ricordiamo tutti come la crisi greca abbia contagiato l’intera eurozona a causa del procedere per tentativi da parte dei paesi europei. Vertice dopo vertice sono passati cinque anni e la Grecia è ancora sul tavolo operatorio. Se questo dovesse accadere con il problema dei rifugiati, tra cinque anni sul tavolo operatorio ci sarebbe l’Europa.
Il primo problema, non dovremmo dimenticarlo mai, attiene alle dimensioni epocali del fenomeno …. Il secondo problema è che non si sa che fare e come farlo. Certo, possiamo fare paragoni tra i relativamente bassi livelli di accoglienza dell’Europa, con quelli dei paesi confinanti alle zone di guerra come Iran e Libano per convincerci che stiamo facendo troppo poco, ma non possiamo nasconderci dietro a un dito. I nostri standard di accoglienza sono fisiologicamente più alti, perché diversi sono gli standard sociali su cui definiamo l’integrazione e diversa è la nostra sensibilità relativa ai diritti delle persone. Pensiamo davvero che sia possibile in Europa sopprtare anche solo l’esistenza di campi profughi come quelli che si trovano sparsi per le zone di guerra del Terzo Mondo? E come sarebbero i famosi “hotspot” che l’Europa vorrebbe venissero costruiti in Italia, in Grecia, in Ungheria per dividere i migranti economici dai rifugiati? Se molti descrivono il Cara di Mineo come un lager e vogliono chiuderlo, cosa ne diranno?
Non solo: come la mettiamo coi rimpatri? Parliamo di cerca 500.000 persone che (nel 2015) l’Ocse stima non otterranno il diritto all’asilo. Chi ha affrontato un viaggio di mesi, chi ha rischiato di morire in mezzo al mare o per mano dei trafficanti di esseri umani, chi ha perso amici o parenti prima di raggiungere la meta non accetterà di salire su un aereo e tornare a “casa”.
….
Se vuoi leggere il testo integrale del mio intervento, clicca su Linkiesta.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.