Era l’inizio del 2009 e mia moglie cercava disperatamente un visto differente da quello da “corrispondente” (che impedisce di lavorare nel paese in cui si risiede e impone di “ricevere tutti i redditi dall’estero”). All’improvviso, era metà febbraio e faceva un caldo tropicale, il mio occhio cadde su un articolo del sito online del quotidiano brasiliano più letto, la Folha di Sao Paulo. Titolo: Lula prepara una maxi-sanatoria per tutti i clandestini che vivono in Brasile. Occhiello: la maggior parte sono boliviani e le persone messe in regola dal provvedimento saranno almeno 60mila. Ricordo che chiamai subito mia moglie e le dissi “dai, anche se non sei boliviana scarica il modulo dal sito del ministero che qui non si sa mai…”. Per fortuna poi un’azienda brasiliana fece una regolare richiesta di contratto al ministero del Lavoro verde-oro per potere ingaggiare mia moglie e il visto (non da corrispondente) è stato ottenuto. Certo è che, per qualche settimana, anche noi abbiamo pensato di avvalerci della maxi-sanatoria di Lula.
Tutto questo per far capire ai 4 lettori di Latinos che l’approccio verso la globalizzazione e il “diverso” è assai più civile e avanzato in Brasile che in Italia. Mentre da noi, infatti, diventava legge il pacchetto sicurezza che istituisce il reato di immigrazione clandestina, il 2 luglio scorso a Brasilia Lula firmava la nuova legge di Anistia Migratória (legge 11.961/2009) che permetterà ai clandestini di mettersi in regola.
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