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Migranti, fino a quando resteremo indifferenti?
Ennesima strage nel Mediterraneo di fronte alle coste calabresi. Potrebbero essere oltre cento le vittime, tra cui ci sarebbero anche diversi bambini. Save The Children: non possiamo non domandarci, con indignazione, quando queste morti smetteranno di essere numeri e ci sarà un reale impegno per evitarle. Mentre le Acli chiedono al governo italiano di ritirare il "decreto Ong" e all'Ue un vertice permanente che doti l'Unione di una strategia di accoglienza. Caritas Italiana: si devono organizzare vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi per mare
di Redazione
Naufragio questa mattina all’alba a pochi metri dalla costa nel crotonese. Un barcone con oltre 200 migranti a bordo, in arrivo da Iran, Pakistan e Afghanistan si è schiantato sugli scogli a causa del mare mosso e si è spezzato in due. La Guardia Costiera di Reggio Calabria ha inviato in zona due motovedette e un elicottero AW 139 dalla Base Aeromobili di Catania. Al momento come informa l'agenzia Dire sono state recuperate un totale di 80 persone vive – alcune delle quali sono riuscite a raggiungere la riva dopo il naufragio.
Il bilancio momentaneo delle vittime però è salito a 60 persone (ma si teme che possano arriva a cento) tra cui ci sarebbero anche diversi bambini. Gli ultimi aggiornamenti parlano del recupero dei corpi di un uomo e una donna nello specchio d’acqua del comune di Belcastro in provincia di Catanzaro. Intanto è stato attivato il Ccs (Centro Coordinamento dei Soccorsi) nella Prefettura di Crotone.
Le salme saranno trasferite al PalaMilone, il palazzetto dello sport di Crotone, mentre i superstiti verranno ospitati al Cara di Crotone e circa una trentina verranno trasferiti nella struttura ospedaliera. Sempre a proposito dei soccorsi, i vigili del fuoco di comune accordo con la Capitaneria di Porto, considerando le condizioni proibitive del mare, stanno procedendo alla ricerca e recupero dei dispersi in mare con gli acqua scooter. La zona è inoltre sorvolata dall’elicottero della Guardia Costiera.
Fin qui la cronaca. Fra le prima reazioni quelle della Caritas Italiana e di Save The Children e Acli.
Così don Marco Pagniello, direttore della Caritas: «Si ha oggi notizia di un tragico naufragio nei pressi di Cutro, nel Crotonese. Decine di persone sono morte nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Cadaveri sono stati ritrovati sulla spiaggia, altre persone sono e rimarranno disperse in mare. Di fronte a simili tragedie, la Caritas Italiana richiama tutti alla propria responsabilità per trovare soluzioni adeguate di fronte al fenomeno globale delle migrazioni, che guardino al bene comune e non a interessi di parte. È purtroppo solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare. Questo naufragio avviene all’indomani della conversione in legge del decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare. Caritas Italiana ribadisce l’urgenza di una risposta strutturale e condivisa con le Istituzioni e i diversi Paesi, affinché l’Italia e l’Europa siano all’altezza delle loro tradizioni, delle loro radici e del loro umanesimo. La questione delle migrazioni, della fuga dalla miseria e delle guerre, non può essere gestita come fosse ancora un’emergenza. Penalizzare, anziché incoraggiare, quanti operano sul campo non fa che aumentare uno squilibrio di umanità. La vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile. Come già il Consiglio Permanente della Cei ebbe a ricordare alla vigilia delle elezioni, è tempo di scelte coraggiose e organiche, non di opportunismi, ma di visioni. È tempo che i diversi attori si confrontino per trovare una soluzione corale e costruttiva, per il bene di tutti. Da parte sua, la Chiesa continua ad assicurare l’impegno e la disponibilità nell’operosità concreta e nel dialogo. La bussola, per i cristiani e non solo, restano i quattro verbi indicati da papa Francesco in relazione alla questione delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. L’accoglienza delle persone che arrivano e arriveranno sul nostro territorio è per noi un fatto importante, che ci impegna, al di là della discussione sull’opera delle Ong e del loro ruolo nel mare Mediterraneo. Caritas Italiana, per conto della Chiesa che è in Italia e in collaborazione con altre organizzazioni e il Governo, col progetto dei Corridoi umanitari pone un “segno”: si possono, dunque si devono, organizzare vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi per mare e che diano prospettive reali alle persone migranti. Un pensiero e una preghiera per chi, nelle ore passate ha perso la vita nel mare e a quanti, sopravvissuti, vivranno sempre segnati da un dolore che potrà essere lenito solo dalla nostra vicinanza umana».
«Non possiamo assistere silenti alla morte di decine di persone a causa di un naufragio a poche miglia dalle coste italiane nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa per cercare un futuro possibile, spezzato dal drammatico naufragio, che conferma come il Mediterraneo centrale sia tra le rotte migratorie che causano il numero più elevato di vittime, tra cui donne e minori. Non possiamo non chiederci, con indignazione, quando queste morti smetteranno di essere numeri e ci sarà un reale impegno per evitarle. È più che mai urgente un’assunzione di responsabilità condivisa tra gli Stati membri e le istituzioni europee che disponga un meccanismo coordinato e strutturato di ricerca e salvataggio delle persone in difficoltà in mare, agendo nel rispetto dei principi del diritto internazionale, e che si ponga l’obiettivo di garantire vie sicure e legali per l’ingresso in Europa», ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice programmi Italia Europa di Save the Children. Save the Children sottolinea l’importanza dell’impegno nell’accoglienza e nella protezione dei migranti che attraversano la frontiera sud dell’Europa in cerca di salvezza, e in particolare di quelli più vulnerabili, come minori soli, anche molto piccoli, mamme e bambini. «Da anni si dice che tragedie come questa non debbano più succedere, ma quanto accaduto oggi dimostra ancora una volta che le attuali politiche non sono in grado di affrontare l’arrivo dei migranti in modo strutturato, garantendo salvataggio, assistenza e protezione adeguate. Quanti altre vite dovranno essere spezzate prima di una reale assunzione di responsabilità?», conclude Raffaela Milano.
Questa infine la nota diramata dalle Acli: « Mentre si continua a discutere di chi deve farsi carico del salvataggio in mare della vita di migliaia di bambini, donne e uomini che scappano dalle peggiori tragedie umanitarie del secolo, sulle spiagge italiane, a pochi chilometri da Crotone, un barcone con 250 persone a bordo non è riuscito a raggiungere la costa. Mentre i governi europei discutono delle responsabilità del soccorso e dell'accoglienza di chi fugge da guerre, persecuzioni e calamità naturali, intanto che decidono come esternalizzare le frontiere e costruire nuovi muri, la contabilità di morte continua a scandire le sue vittime. Per favorire il soccorso in mare, le Acli chiedono al governo italiano di ritirare il "decreto Ong" e, al tempo stesso, chiedono all'Ue un vertice permanente che, nel rispetto del diritto internazionale, doti l'Unione di una strategia di accoglienza su tutte le rotte di accesso all'Europa. Accogliere è un dovere e un obbligo, non una opzione tra le altre. Basta morti nel Mediterraneo».
foto: agenzia Dire
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