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Migranti, Don Bosco 2000: «I primi scafisti sono libici e turchi»

Il presidente dell’associazione, in prima fila nel campo dell’accoglienza, critica le politiche che mirano a realizzare accordi con Libia e Turchia: «La scelta di finanziare la Guardia costiera libica è fallimentare e i fatti lo dimostrano»

di Nicola Varcasia

«Ci troviamo di fronte a una situazione paradossale. I naufragi nel Mediterraneo si susseguono incessanti e coinvolgono perlopiù barconi provenienti da Libia e Turchia, proprio quei Paesi con cui l’Italia e l’Unione europea hanno stretto accordi per contenere i flussi migratori». Di fronte all’ultimo naufragio dell’11 marzo scorso al largo della Libia, la posizione di Agostino Sella, presidente dell’associazione Don Bosco 2000, è netta.

Il Memorandum of understanding tra Italia e Libia, firmato per la prima volta il 2 febbraio 2017 e rinnovato automaticamente il 2 novembre 2022, prevede l’elargizione di aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche, alle quali viene affidata la sorveglianza nel Mediterraneo attraverso la fornitura di motovedette, di un centro di coordinamento marittimo e di attività di formazione: «La scelta di finanziare la Guardia Costiera libica è fallimentare e i fatti lo dimostrano, così come l’ipotesi di innalzare le pene per gli scafisti, l’anello più debole della catena, quando i veri trafficanti restano in Libia», prosegue Sella.

Oltre alla rotta libica, prosegue la nota dell’associazione, sono triplicati nel corso degli ultimi due anni i viaggi attraverso il Mediterraneo orientale con partenza dalla Turchia. La stessa Turchia con cui l’Unione europea ha stretto un accordo (dichiarazione Ue-Turchia del 18 marzo 2016), ormai quasi giunto al suo sesto anniversario, che vale 6 miliardi di euro, in cambio dell’impegno da parte del governo turco a rimpatriare tutte le persone che giungono irregolarmente sulle isole egee.

«Occorre adottare una politica che non sia ideologica, ma bastata su competenze reali in tema di migrazioni e accettare un assunto fondamentale: gli spostamenti delle persone sulla terra non si possono fermare, nessun argine può contenere i bisogni di chi fugge dalla fame e dalla guerra», conclude Sella.

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