Accoglienza
Migranti, decreto flussi, l’inganno della norma sui velivoli delle Ong
Nel ricordo della strage in mare del 3 ottobre 2013, l’associazione Don Bosco 2000, impegnata attivamente in Sicilia, invita a un approccio più umano nell'accoglienza e punta il dito contro un passaggio del testo che obbliga i mezzi di soccorso a nuovi adempimenti burocratici che finiranno col ritardare gli interventi in mare
Anche l’associazione Don Bosco 2000, impegnata in Sicilia nell’accoglienza e nell’integrazione sociale e lavorativa di centinaia di persone, si unisce al ricordo delle vittime del naufragio al largo delle coste di Lampedusa in cui, undici anni fa, persero la vita 368 persone. E lo fa sollecitando una riflessione profonda sulle attuali politiche migratorie. A cominciare da un passaggio del recente decreto flussi.
Ricordo e azione
In occasione dell’anniversario della tragedia di Lampedusa, è il presidente Agostino Sella ad intervenire: «Ricordare le vittime di quel naufragio, a pochi giorni dall’approvazione del decreto flussi, deve scuotere le nostre coscienze. I migranti non sono pacchi postali, sono esseri umani che fuggono in cerca di una vita migliore. Sono fratelli che necessitano di aiuto, oppressi che invocano giustizia, disoccupati che cercano lavoro, popoli che chiedono rispetto. I decreti servono a regolamentare, ma l’accoglienza vera nasce dal cuore e non può essere soffocata da norme antiumane».
Altro che burocrazia
Il recente decreto flussi, precisa infatti l’associazione in una nota, sebbene accolto con favore per il tentativo di regolamentare il lavoro dei migranti e contrastare il caporalato e le infiltrazioni mafiose, rischia di trasformarsi in un boomerang contro i principi di civiltà che il nostro Paese ha sempre difeso. È dunque inaccettabile che – prosegue la riflessione della Don Bosco 2000 – contestualmente a queste misure, venga introdotta una nuova norma anti-Ong che intralcia ulteriormente il lavoro delle organizzazioni impegnate nel salvataggio di vite umane in mare. Queste organizzazioni, spesso tacciate di complicità con i trafficanti di esseri umani dal vicepremier Matteo Salvini (attualmente sotto processo con il rischio di sei anni di carcere per il caso Open Arms) e dalla stessa premier, svolgono un ruolo essenziale nel Mediterraneo.
Avvisi inutili
La norma inserita nel decreto, continua l’associazione, limita la libertà operativa dei velivoli utilizzati per la ricerca di migranti in difficoltà. C’è in particolare un passaggio del decreto che viene messo in evidenza: «Gli aeromobili privati, anche a pilotaggio remoto, che, partendo o atterrando nel territorio italiano, effettuano attività non occasionale di ricerca finalizzata o strumentale alle operazioni di soccorso, dovranno informare immediatamente e con priorità l’Ente dei servizi del traffico aereo competente, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo responsabile per l’area in cui si svolge l’evento, nonché i Centri di coordinamento del soccorso marittimo degli Stati costieri contigui». Un ulteriore passaggio burocratico che rischia di rallentare le operazioni di soccorso, con sanzioni amministrative che vanno da 2mila a 10mila euro, estese anche ai proprietari dei velivoli, spiegano alla Don Bosco.
Dottrina sociale
Per bocca del presidente, Agostino Sella, è il momento di guardare al fenomeno migratorio con gli occhi che merita: «Come ci ricorda la Dottrina sociale della Chiesa, siamo chiamati a portare pace dove vi sono conflitti, a costruire rapporti fraterni dove c’è odio, e a cercare giustizia dove l’uomo sfrutta l’uomo. Il fenomeno migratorio non si risolve con l’accumulo di norme sempre più stringenti, ma con strategie umane e solidali. Siamo costruttori di ponti, non di barricate ideologiche». L’Associazione Don Bosco 2000 continuerà a impegnarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni affinché si trovi un equilibrio tra regolamentazione e umanità, promuovendo sempre la dignità della persona.
Foto in apertura, una precedente protesta dell’associaizone Don Bosco 2000 2000
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