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Migranti, abbattere muri e costruire ponti

Il Centro inter-universitario europeo per i diritti umani e la democratizzazione (EIUC)/ Global Campus of Human Rights ha organizzato il 2 luglio, nella sua sede al Lido di Venezia, una conferenza stampa per discutere di migrazione e diritti umani

di Redazione

«La (dis)educazione sui migranti: abbattere muri e costruire ponti», è il tema al centro della conferenza stampa che si è tenuta il 2 luglio al Centro Inter-Universitario Europeo per i Diritti Umani e la Democratizzazione (EIUC) / Global Campus of Human Rights, al Lido di Venezia, e che aperto la Venice Academy of Human Rights.

L’attualità della condizione dei migranti e la posizione degli Stati sono state affrontate dai diversi interventi.

«Ci troviamo di fronte ad un limite strutturale delle nostre democrazie elettorali, perché i nostri diritti umani sono protetti solo se votiamo. Le donne hanno iniziato a lottare per il loro diritto al voto, così come gli omosessuali hanno iniziato a lottare apertamente per i loro diritti quando hanno deciso di votare come persone omosessuali», ha affermato François Crépeau, coordinatore scientifico della Venice Academy of Human Rights e relatore speciale Onu sui diritti dei migranti dal 2010 al 2017. «I migranti non votano e non voteranno presto nella maggior parte dei nostri Paesi, quindi, le politiche migratorie sono fatte da non migranti per non migranti, non tenendo conto della voce dei diretti interessati».

Parlando del notevole incremento dei partiti populisti in Europa, Manfred Nowak, segretario generale di Eiuc/Gc, ex relatore speciale Onu contro il reato di tortura e attuale coordinatore dello studio globale delle Nazioni Unite sui minori in stato di detenzione, ha detto: «Questa mattina abbiamo sentito la dichiarazione di un noto politico, che ha detto – «l’Europa non può prendere 65 milioni di rifugiati» -, il che è un'assurdità. Come ha spiegato Rainer Münz, consigliere su migrazione e demografia del presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, presso lo European Political Strategy Centre, «ci sono 65 milioni di sfollati, ma solo circa 20 milioni di rifugiati, e secondo l'Unhcr, l'84% vive nei paesi limitrofi, quindi, i profughi afgani in Pakistan e in Iran, quelli sudanesi in Etiopia e in Kenia, e quelli siriani in Giordania e in Libano. Solo una piccolissima percentuale è interessata a venire in Europa».

La conferenza si è inserita all’interno della Venice Academy of Human Rights che quest’anno discute tematiche legate alle migrazioni e ai diritti umani, e terminerà sabato 7 luglio. Il corso, infatti, si pone l'obiettivo di sviluppare insieme a ricercatori, esperti internazionali e operatori sul campo, un dibattito costruttivo sul complesso tema legato alla mobilità umana sviluppando opinioni e strategie sovranazionali che possano rispondere concretamente all’attuale crisi migratoria. Rainer Münz ha ribadito: «Penso che sia importante anche per questa settimana aprire il dibattito e capire che la questione della migrazione è ben più ampia delle sole persone che attraversano il Mediterraneo. Bisogna andare oltre, guardando tutti i tipi di persone che attraversano i confini internazionali».

Crépeau ha concluso la conferenza con un messaggio ottimista rivolto ai giovani: «Dobbiamo essere in grado di includere i fatti nelle nostre discussioni, anche se da soli non bastano per raggiungere tutte le persone. Dobbiamo lavorare di più attraverso l'arte, il cinema, la letteratura. Questi sono i media che in realtà toccano le persone al di là delle statistiche e dei fatti. Andate e cambiate il mondo».

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