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Migranti a scuola di pasticceria

L'associazione Nove Onlus ha dato il via ad un corso di pasticceria per 10 migranti con fragilità psicologica e disturbi alimentari, ospiti di due Sprar della capitale. «Impareranno a fare i muffin, i tozzetti e la torta della nonna» racconta entusiasta Margherita Pacelli, pasticcera formata alla scuola del Gambero Rosso che si è offerta volontariamente come tutor

di Anna Spena

In Italia i migranti, anche quelli a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato o altro titolo di protezione, hanno scarse opportunità di inclusione e restano in gran parte emarginati. In troppi corrono il rischio di rimanere isolati, “corpi estranei” guardati con sospetto dalla popolazione.

Ma le politiche d’integrazione passano anche per il lavoro. Così a Roma, l’associazione Nove Onlus, lo scorso 27 Marzo ha dato il via ad un corso di pasticceria aperto a 10 migranti migranti con fragilità psicologica e disturbi alimentari, ospiti di due SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) della capitale e provenienti da diversi Paesi (Iran, Iraq, Afghanistan, Mali, Gambia, Senegal).

Il laboratorio di pasticceria che permette di acquisire competenze professionali e stimola un processo terapeutico-riabilitativo e rientra nel progetto di più ampio respiro proposto dall’associazione “Migranti in Formazione” svolto in collaborazione con la Cooperativa Sociale EtaBeta che è stato avviato ad ottobre 2016 con l’obiettivo di dare a migranti aventi i necessari requisiti gli strumenti per una effettiva integrazione nella società italiana. Nella prima fase ha offerto corsi di formazione professionale ed orientamento al lavoro grazie al partner SGB Humangest Holding. Nella seconda fase si propone di offrire tirocini e a questo fine ricerca la collaborazione di aziende disponibili all’inserimento lavorativo

«Impareranno a fare i muffin, i tozzetti e la torta della nonna» racconta entusiasta Margherita Pacelli, pasticcera formata alla scuola del Gambero Rosso che si è offerta volontariamente come tutor.

«A Kandahar vedevo mia nonna e le mie sorelle preparare i Kulche Badami (biscotti alle mandorle), oggi Margherita ci ha insegnato a preparare dei dolci simili che si chiamano tozzetti. Che peccato, si sono bruciati! Li ho tenuti in forno troppo tempo!» racconta Mahmoud, afghano di 25 anni, arrivato in Italia un anno fa.

«L’esperienza concreta ed emotiva del laboratorio offrirà ai ragazzi un’occasione per impegnarsi e portare avanti un progetto individuale e di gruppo ed attivare possibili percorsi di inclusione socio-lavorativa ed autonomia» dichiara Livia Maurizi, project manager di Nove Onlus.

« I ragazzi erano molto interessati e partecipativi, hanno preso nota di tutti gli ingredienti della ricetta. Si aiutavano l'un l'altro parlando a malapena l'italiano. Era la prima volta che vedevamo i ragazzi così coinvolti e attenti, nonostante le loro fragilità»., dice Livia Maurizi, Responsabile del Progetto di Nove Onlus.

«È la prima volta, da quando sono arrivato in Italia 4 mesi fa, che mi sento veramente parte di un gruppo. Mi piace cucinare, ma non avevo mai fatto un dolce. Non vedo l'ora che ci sia la prossima lezione: ho appena cominciato, ma con l'aiuto dei miei compagni e della pasticcera Margherita ce la posso fare!» dice con nuova sicurezza Baboucar, 20 anni del Gambia.

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