Cultura

Migrantes: la nuova legge è discriminatoria

"Gli immigrati vengono visti solo come forza lavoro e non vengono rispettati come persone", afferma padre Bruno Mioli, direttore dell'Ufficio della Cei per la pastorale degli immigrati e dei profug

di Daniela Romanello

“E’ una legge discriminatoria e che acuisce il conflitto sociale. Gli immigrati vengono visti solo come strumenti di produzione, come forza lavoro e non vengono rispettati come persone. Ma vivere in uno stato perpetuo di tensione logora e scontenta tutti”. E’ questo il commento di padre Bruno Mioli, direttore di Migrantes, l’ufficio della Cei per la pastorale degli immigrati e dei profughi, subito dopo l’approvazione alla Camera dei deputati, avvenuta oggi, della nuova legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Secondo padre Mioli, anche il ritiro dell’emendamento Tabacci (sull’emersione degli immigrati che lavorano in nero), “è un passo indietro del parlamento di fronte al governo” perché “purtroppo diventa un ordine del giorno che corrisponde solo ad una raccomandazione fatta al governo”. Sulle impronte digitali per tutti gli immigrati extracomunitari che chiedono o rinnovano il permesso di soggiorno padre Mioli ricorda che “non sono le impronte il problema, quanto il fatto che il provvedimento è discriminatorio, perché si vuole tenere gli immigrati sotto un particolare controllo, marcando fino all’esasperazione l’aspetto dell’ordine pubblico e della sicurezza e il legame tra immigrazione e criminalità, e questo influirà negativamente sulla mentalità comune. Vuol dire stabilire un rapporto di diffidenza del cittadino italiano con lo straniero, che così vuole conoscere meglio l’identità dell’altro perché?non si sa mai”: “Si vivrà porta a porta tra italiani e immigrati, chi con le impronte, chi senza: questo acuirà la tensione sociale, cosa di cui l’Italia non ha proprio bisogno”. Inoltre, aggiunge padre Mioli, “nasceranno tutta una serie di conseguenze, tra cui maggiori difficoltà per gli immigrati nella possibilità di avere accesso ad una casa”.


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