Famiglia
Migliorare l’accoglienza tiene unite le famiglie
Le conclusioni del progetto nazionale del governo
È ormai allo sprint finale il Percorso nell’affido che governo e Coordinamento nazionale affidi si sono dati per realizzare un monitoraggio complessivo dell’esistente ed elaborare un rilancio su vasta scala dell’affido in Italia. L’appuntamento è a Catania, il 24 e 25 settembre, in un seminario dedicato al confronto tra le varie prassi regionali.
Sono le Regioni le protagoniste del terzo seminario del “piano operativo” sugli affidi lanciato due anni fa dal governo. Gli obiettivi di questa imponente operazione affidata al Coordinamento nazionale dei servizi per l’affido e al Centro nazionale di documentazione di Firenze si sviluppano su tre livelli: una mappatura dei servizi esistenti sul territorio (presto disponibile su www.minori.it); quattro seminari tematici per addetti ai lavori (quello di Catania è il penultimo); l’avvio di una campagna di promozione, a fine 2009, per incentivare la pratica dell’accoglienza tra le famiglie.
«L’obiettivo di questo terzo seminario è il confronto di esperienze attraverso la voce di operatori e reti di associazioni familiari», spiega Rosa Maria Martinero, della segreteria tecnica del Comune di Genova. «Il traguardo, ci auguriamo, è l’acquisizione di un linguaggio comune, la possibilità di trarre nuovi spunti operativi e quella di colmare alcune lacune tra Nord e Sud del Paese». Il Percorso nell’affido si spinge anche oltre: «Stiamo mettendo a punto uno scambio “fisico” di operatori tra una Regione e l’altra, in modo che possano acquisire nuovi approcci e adottare prassi innovative».
Tra i protagonisti dell’appuntamento a Catania ci sarà soprattutto la Regione Veneto, attraverso la testimonianza di Paola Milani, professoressa di Pedagogia all’università di Padova che, dopo un lavoro d’indagine durato due anni, ha elaborato le prime Linee guida regionali per l’affido. Un documento innovativo, realizzato grazie alla collaborazione di servizi, istituzioni di governo regionale e università. «I cardini delle Linee guida», spiega la Milani, «sono il pensare all’affido come l’anello di una catena di sostegno a una famiglia in difficoltà, non come l’ultima spiaggia. Ciò si traduce non nell’isolare il bambino, ma nel tutelarlo attraverso la protezione della sua famiglia d’origine. Sulla quale, inutile dirlo, è necessario investire maggiormente in termini di budget e personale dedicato». L’affido, prosegue Milani, potrebbe così diventare uno strumento di “prevenzione” dalla separazione tra famiglia e bambino: attraverso le sue forme più leggere, come l’accoglienza diurna o nel week end, potrebbe sostenere e non rompere i legami familiari. Altro passaggio è quello da una cultura dell’affido «che deve appartenere a tutti gli operatori di servizi, non solo a quelli dedicati ai minori», avverte Milani. «Questo salto di qualità, insieme a una migliore circolazione delle informazioni, potrebbe migliorare l’affido». L’ultimo appuntamento del Piano affidi, che si terrà a Genova (sede del Coordinamento nazionale) il 30 ottobre, chiuderà il ciclo conoscitivo e sfocerà nella stesura di un vero e proprio Libro Bianco sulle prassi e le esperienze più innovative.
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