Mese di sensibilizzazione

Mieloma multiplo: si vive di più, ma molto c’è da fare

Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma Ail pone l’attenzione su tre aspetti fondamentali per chi convive con questa patologia: l’aumento della sopravvivenza globale, la qualità della vita e le problematiche infettivologiche. Recidive e infezioni restano una minaccia. C'è la necessità di rivedere gli algortimi terapeutici e di anticipare alla prima linea i farmaci innovativi

di Nicla Panciera

In occasione del mese di sensibilizzazione sul mieloma multiplo, l’Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma Ail pone l’attenzione su tre aspetti fondamentali per chi convive con questa patologia: l’aumento della sopravvivenza globale, la qualità della vita e le problematiche infettivologiche. Su questi tre temi, nel suo costante impegno affinché nessuno debba affrontare la malattia da solo, Ail ha intervistato tre specialisti e ha messo a disposizione dei pazienti e delle loro famiglie le video registrazioni sul suo canale YouTube.

Il mieloma multiplo

In Italia vivono più di 34mila uomini e donne colpiti da mieloma multiplo, un tumore del midollo osseo tra i più diffusi. I nuovi casi l’anno sono oltre 5.700 e risultano in aumento. L’obiettivo degli specialisti ematologi è sempre più quello di ottenere una cronicizzazione della malattia. 

L’aumento della sopravvivenza

Per quanto, grazie ai progressi della ricerca degli ultimi dieci anni, la sopravvivenza globale dei pazienti con mieloma multiplo sia significativamente migliorata, passando da 3-5 anni agli attuali 7-10 anni, di mieloma non si può guarire. Si punta alla sua cronicizzazione, lavorando alla qualità della vita e, quindi, sul benessere fisico, psicologico e sociale.  Per i pazienti, recidive e infezioni restano una minaccia.

Rivedere gli algoritmi terapeutici per ridurre le recidive

«Oggi sappiamo che il mieloma multiplo è caratterizzato da un andamento recidivante, con periodi di remissione seguiti da possibili ricadute. Tuttavia, grazie ai nuovi farmaci, che hanno target sempre più specifici, è possibile ottenere risposte molto profonde» spiega Ombretta Annibali, responsabile del Day Hospital Ematologico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma in una intervista rilasciata ad Ail, in cui spiega i benefici dell’assunzione precoce dei nuovi farmaci, senza attendere il fallimento della prima e della seconda linea: «Nonostante i progressi ottenuti, il mieloma multiplo è ancora soggetto a recidive. L’obiettivo attuale della ricerca è quello di anticipare il più possibile l’introduzione delle nuove molecole e delle terapie più innovative, come gli anticorpi bispecifici e la terapia cellulare, per ridurre ulteriormente il rischio di ricaduta e prolungare la sopravvivenza del paziente fin dalla diagnosi iniziale».

Obiettivo: qualità della vita

La qualità della vita viene compromessa da caratteristiche della malattia come la fatica e il dolore osseo che limitano la capacità di svolgere le normali attività quotidiane, e questi elementi possono essere influenzati dalla cronicità dei trattamenti, spiega Fabio Efficace, responsabile del gruppo Qualità di Vita del Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto Gimema, che evidenzia come l’aumento della sopravvivenza di questi pazienti si accompagni con la necessità di adottare una visione di lungo periodo anche nell’approccio terapeutico, tenendo in considerazione gli effetti collaterali anche perché una miglior tollerabilità del trattamento correla con l’aderenza, quindi con il successo della terapia.

Il rischio infettivo

Quanto al rischio infettivo, nel mieloma è presente durante tutto il decorso della malattia: da un lato, le cellule colpite da questa patologia sono le stesse cellule che producono gli anticorpi e, quindi, il sistema immunitario del paziente affetto da mieloma multiplo risulta compromesso. Dall’altro, il rischio infettivo è elevato anche a causa della natura stessa delle nuove terapie. Le infezioni colpiscono tra il 40% e il 60% dei pazienti: la prevenzione e la gestione tempestiva delle infezioni sono quindi cruciali per garantire una migliore qualità di vita ai pazienti. «Le terapie più innovative, come gli anticorpi bispecifici e le CAR-T, attualmente sono somministrate in fasi avanzate della malattia, ma è auspicabile che in futuro vengano impiegate in fasi più precoci, quando il paziente è meno compromesso dal punto di vista immunologico» spiega Corrado Girmenia, responsabile del Pronto soccorso e accettazione divisione ematologia presso il Policlinico Umberto I-Università Sapienza di Roma. I pazienti sono particolarmente sensibili alle infezioni da pneumococco, all’influenza virus e Herpes Zoster, tutte contenibili però grazie ai vaccini.

Foto di Ail

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