Famiglia

Microfono a chi non l’avrà

A Vittorio basterebbe un pieno di benzina per andare a trovare gli anziani terremotati, Gino chiede più impegno nella cooperazione internazionale...

di Redazione

Come in ogni grande evento, a Foligno per decidere il futuro del volontariato si sono dati appuntamento premier, professori e ministri. Ma cosa direbbero, se fossero stati invitati alla conferenza, coloro che ogni giorno si alzano dal letto e fanno volontariato? Cosa chiederebbero al governo i rappresentanti delle associazioni? Alcuni di loro, Biagio, Guido, Vittorio, Claudio e Gino hanno scelto ?Vita? come portavoce. Ecco le loro domande e i loro suggerimenti.

Gino Strada
49 anni, medico, fondatore di Emergency

Che cosa serve al mondo del volontariato oggi? Innanzitutto rimettere in moto e snellire il pachidermico sistema burocratico della cooperazione. Ultimamente qualcosa si è mosso, ma ancora non basta. Soprattutto considerando che le organizzazioni non governative sono dei veri e propri ambasciatori dell?Italia.
E che spesso sono più utili ed apprezzate della nostra diplomazia. Qualche tempo fa mi trovavo in un ospedale del Kurdistan per raccontare il nostro impegno contro le mine antiuomo.
All?improvviso un ragazzo si è alzato e guardandomi fisso ha detto ?bravi, complimenti, ma lo sapete che la maggior parte delle mine su cui saltiamo in aria proviene proprio dall?Italia?? Cosa dovevamo rispondere? In quell?occasione non abbiamo potuto fare altro che vergognarci e chiedere scusa.
Ma in altre circostanze siamo stati felici di tenere alta l?immagine del nostro Paese con imponenti e molto apprezzati progetti nel campo dei diritti umani. Interventi che, invece di tanti giri di parole e carte bollate, dovrebbero essere sempre più incoraggiati e incentivati.

Biagio Antonacci
32 anni, cantautore

Il volontariato può davvero essere un?ancora di salvezza. Sia per chi offre che per chi chiede aiuto. È ora che lo Stato se ne accorga e che aiuti le associazioni con incentivi e finanziamenti. Con un riconoscimento concreto della loro azione, con fondi dedicati e agevolazioni fiscali. Insomma, dando una mano a chi, come don Gelmini, da tanti anni si impegna per sostenere chi viene escluso dalla società con gesti semplici.
Senza bisogno di sbandierare ai quattro venti buoni propositi e amicizie importanti. Perché anche se ?sponsor?sani e sinceri non guastano, la forza del volontariato è un?altra.
Quella della gente comune, che senza tanti giri di parole, semplicemente, fa. Quella di chi cammina per strada, di chi va a scuola, allo stadio, al lavoro o a un concerto. Quella di chi ci crede, insomma. È a loro, invece che a presidenti e ministri, che lancerei il mio messaggio se potessi salire sul palco di Foligno: ognuno di noi deve fare la sua parte . Ognuno di noi può aiutare a stare bene, o anche solo meglio, qualcun altro».

Claudio Imprudente
38 anni, disabile e giornalista

Il volontariato ha bisogno di ?diventare famoso?. Anche se molte persone ci si dedicano ogni giorno, infatti, solo pochi sanno veramente di cosa si tratta e quali importanti sevizi rende alla società. Capisco che certi temi non siano facili da trattare e che non sempre facciano audience, ma meritano attenzione.
Perché dunque, a differenza dei giornali, la televisione continua a ignorarli? Cari ministri, caro governo, qui ci vuole un occhio vigile e, soprattutto, tanta formazione. Per essere un buon volontario entusiasmo e dinamismo non bastano, perché ci si trova ad affrontare l?imprevisto e all?inizio confrontarsi con il dolore non è semplice. Ma per costruire scuole di formazione e fare pratica ci vogliono fondi che associazioni e cooperative spesso non hanno o non riescono a trovare per mancanza di informazioni. Perché, anche se le leggi ci sono, rimangono difficilmente accessibili. Ogni volontario è una grande ricchezza per il Paese, ma le sue energie vanno sostenute e incoraggiate, altrimenti è come se non esistessero.

Guido Crivelli
29 anni, volontario nelle case di riposo di Milano

La possibilità di vivere rendendomi utile. Ecco cosa chiederei al governo. Bisogna aiutare i volontari a concretizzare le loro azioni fornendo qualche aiuto economico e, soprattutto, strutture adatte. Se Comuni e Province nicchiano, allora forse è il caso che sia lo Stato a fare il primo passo.
Prendiamo, per esempio, il problema dei molti anziani ancora autosufficienti lasciati nelle case di riposo e delle enormi spese pubbliche per mantenere queste strutture mastodontiche. Perché non utilizzare i moltissimi locali abbandonati nelle città italiane per creare centri di accoglienza e ricreazione diurni, evitando così inutili sperperi e lo spreco di molte vite lasciate ad appassire senza ragione? Forse la mia è una ricetta semplice, ma il volontariato, oltre che di Onlus e leggi quadro, è fatto da persone normali che come me si trovano ogni giorno ad affrontare problemi concreti. Di persone disposte ad aiutare gli altri ma che, come in ogni campo lavorativo, hanno bisogno di una continua formazione e di poter usare al meglio il loro potenziale.

Vittorio Casini
pensionato, volontario Auser

Se sono un terremotato felice, anche se questo è il secondo Natale che la mia famiglia passa in un container, lo devo allo Stato ma soprattutto ai volontari di tutta Italia. Per noi hanno fatto molto, anche se a volte in modo un po? disorganizzato. Mi spiego meglio.
Subito dopo le prime scosse qui a Foligno sono arrivati talmente tanti giocattoli che ora i bambini aspettano con ansia un altro terremoto e anche adesso, che avremmo bisogno di aiuti per ricostruire le nostre case, riceviamo camion di cibo che ?dirottiamo? in Jugoslavia. Al governo chiederei quindi una mano per coordinare meglio i nostri interventi, magari una bella Agenzia nazionale che ottimizzi la grande forza del volontariato ed eviti gli sprechi. E poi qualche fondo in più per continuare a svolgere il nostro compito. Nel mio caso, per esempio, basterebbe un pieno di benzina. Mi occupo infatti di visitare gli anziani terremotati dei piccoli paesi portando loro medicine e conforto. Ma proprio qualche giorno fa ho dovuto smettere perché, come dice mia moglie, ?la benzina non riempie la pancia?. E quanto potrà mai pesare sul bilancio statale il pieno della mia macchina che pallevia il dolore di tanti cittadini?».

La conferenza nazionale di Foligno
Giornate: 3
Delegati iscritti: 2000
Associazioni presenti: 1500
Relatori: 68
Ministri: 3
Gruppi di Lavoro: 14
Ore di seminario: 70

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