Inclusione finanziaria

Microcredito: crescono i piccoli prestiti, ma non decollano quelli alle famiglie

Terza edizione del rapporto curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co e Rete Italiana di Microfinanza. Si registra la diminuzione di nuclei familiari senza strumenti bancari: si conferma la debolezza di Sud e Isole e la difficoltà di donne e migranti. Tutti i numeri

di Francesco Dente

Luci e ombre nella terza edizione del rapporto Inclusione finanziaria e microcredito. L’indagine curata da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co e Rete Italiana di Microfinanza se da un lato registra un impiego maggiore del microcredito, in particolare da parte degli studenti, e la riduzione del 46% di nuclei familiari senza strumenti bancari, dall’altro delinea un quadro generale ancora critico: non decollano i piccoli prestiti alle famiglie e si conferma la debolezza del Sud, delle Isole e delle persone fragili, specie donne e immigrati, complice la desertificazione degli sportelli sul territorio. L’indice di inclusione finanziaria segna infatti un dato record negativo (il rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Per un nuovo dialogo con i territoriè in allegato in fondo).

Cresce il numero, l’ammontare e l’importo medio dei piccoli prestiti 

Il microcredito è una risorsa importante in grado di far fronte alla sfida dell’inclusione finanziaria di persone e comunità fragili ma non appare ancora pienamente sviluppata. Lo strumento, va ricordato, si caratterizza per la presenza, accanto al prestito, dei servizi non finanziari.

I soggetti non bancabili ricevono infatti ascolto per l’analisi delle loro esigenze, sostegno nella definizione del prodotto finanziario che si adatta meglio e, dopo la concessione del prestito, accompagnamento di natura tecnica o formativa per evitare un uso non appropriato delle somme percepite. 

Nel 2023 si registra rispetto all’anno precedente una discreta crescita del numero di prestiti (+2.106, pari al 13,4%) e un forte incremento sia dell’ammontare prestato (+84 milioni, pari a +39,2%) che del prestito medio (+54% sul 2022). Merito del lavoro di promozione svolto da 127 soggetti che hanno concesso microprestiti (quasi sempre senza bisogno di garanzie personali) a 17.785 beneficiari rispetto ai 15.679 del 2022, per un ammontare complessivo di oltre 298 milioni di euro. 

Le variazioni in evidenza

Il rapporto evidenzia significative variazioni in alto e in basso fra le varie forme di prestiti. Nell’ambito del microcredito produttivo emerge una crescita dei prestiti alle startup da 690 a 1.152 con un balzo dell’erogato da 17,42 milioni di euro a 28,34.

Frenano invece quelli alle imprese esistenti che scendono da 2.134 a 1.423 con una contrazione del volume concesso da 52,87 a 42,2 milioni di euro. Crescono, ma di poco, i prestiti antiusura da 974 a 1076 per un totale che continua a superare di poco i 18 milioni di euro. Il 2023 sale agli onori della cronaca per il balzo dei prestiti agli studenti. Quasi duemila in più (da 5.568 a 7.427) con un ammontare complessivo più che raddoppiato. I 59,28 milioni di euro del 2022 sono diventati 139,12 nel 2023 per un importo medio di 18.731.

La crescita si deve in particolare a due programmi promossi da Intesa Sanpaolo e dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’Associazione bancaria Italiana-Abi. Cresce in misura contenuta il microcredito sociale rivolto alle famiglie e ai lavoratori. Nel primo caso risulta un incremento da 2.605 a 2.837 crediti per un totale di 19,11 milioni di euro (16,76 nel 2022). Nel secondo da 1.534 a 1.846 per un volume di 4,17 milioni di euro contro i 3,65 dell’anno precedente. Un dato su tutti conferma il carattere marginale del microcredito sociale: rappresenta solo il 5% del totale del portafoglio dei cosiddetti “operatori 111” iscritti nel registro di Bankitalia (13 soggetti in tutto). 

«Servirebbe un cambio di passo nell’impegno delle istituzioni, in particolare sul fronte del microcredito sociale. L’inclusione finanziaria si costruisce sui territori lavorando per la messa in rete di competenze e risorse di prossimità: solo così si danno risposte effettive, si costruiscono servizi permanenti e si rende l’inclusione finanziaria un primo passo verso una maggiore coesione sociale e migliori condizioni di vita individuali e collettive», commenta Giampietro Pizzo, presidente di Rete Italiana di Microfinanza. 

Cala il numero dei non bancarizzati… 

Sono quasi 600mila i nuclei familiari italiani, pari a circa il 3% del totale, che non possiedono alcuno strumento bancario come conto corrente, conto deposito o conto postale. In complesso 1,3 milioni di cittadini. Una massa di persone escluse finanziariamente, già fragili e rese ancor più vulnerabili. Un dato tuttavia in sensibile miglioramento rispetto alla precedente rilevazione su dati del 2020. In due anni circa 500mila famiglie (il 46% di quelle in condizione di esclusione indicate nel precedente rapporto) si sono dotate di strumenti bancari.

Permane però la maggior debolezza delle aree meno sviluppate del Paese (il 72% delle famiglie non bancarizzate vive al Sud e nelle Isole) e delle persone più in difficoltà. Ben il 77% delle famiglie escluse appartiene al quintile di reddito più basso (fino a 17mila euro annui) mentre il 53% delle richieste di finanziamento viene dal Nord rispetto al 28% da Sud e Isole. 

ma peggiora l’Indice di inclusione finanziaria

In questo scenario, l’Indice di inclusione finanziaria elaborato da Banca Etica, che si concentra su intensità creditizia (rapporto tra finanziamenti e PIL) e condizioni di offerta di credito nelle aree territoriali, segna per il 2022 un calo di 8,4 punti rispetto al valore di riferimento (fissato a 100) per il 2012. Si tratta del peggior risultato dall’inizio delle rilevazioni. Una fotografia complessiva, fa notare lo studio, che trova riscontro nel «forte rallentamento del credito erogato dalle banche registrato dalla relazione di Banca d’Italia sul 2022 e sulla quale incidono vari fattori, a cominciare dalla contrazione dei punti di accesso al credito».

Secondo Fisac Cgil a fine 2023 nel Paese erano presenti poco più di 20mila sportelli bancari ridotti di quasi il 4% rispetto al 2022. Una vera e propria moria che marca peraltro un’ulteriore differenza tra Nord (57% del totale nazionale), Sud e Isole (22%). 

Donne e migranti a rischio marginalizzazione

I soggetti a maggior rischio di rimanere ai margini restano le donne e i migranti. In particolare, l’inclusione economica di genere risulta frenata in primo luogo dalla limitata partecipazione delle donne al mercato del lavoro (56,2% in Italia contro 70,2% di media Ue), con un 37% delle donne italiane che non ha un conto in banca e solo 95 miliardi di euro di crediti concessi a donne sui 474 erogati dalle banche alle persone fisiche nel 2023. Questo nonostante la maggior affidabilità: le donne si dimostrano mutuatarie a minor rischio. Numeri altalenanti, infine, rispetto all’indice di bancarizzazione delle persone straniere (non Ocse) in Italia. 

A fronte di un dato cresciuto vertiginosamente negli anni (dal 61% del 2010 al 90% del 2020) ha subito una contrazione all’83% del 2022.
«I dati presentati nello studio, letti congiuntamente alla crescita della desertificazione bancaria e all’aumento delle disuguaglianze, ci consegnano la fotografia di un Paese frammentato, dove le fasce più fragili e disagiate di popolazione non trovano nel sistema bancario e nell’offerta delle istituzioni un’adeguata risposta all’urgenza delle istanze d’inclusione sociale», osserva Anna Fasano, presidente di Banca Etica. 

In apertura photo by Mathieu Stern on Unsplash

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