Non profit
Michele Anzaldi: “Sull’azzardo abbiamo invertito la rotta. Ora definiamo l’approdo”
Tra sponsorizzazioni e pubblicità, il sistema dell'azzardo investe ogni anno circa 200 milioni di euro. Circa 50 milioni sono imposti dallo Stato ai concessionari: una pubblicità forzata a cui il governo, che nel novembre scorso ha accolto un ordine del giorno, dichiara di voler dire basta. Ora la palla passa al Ministero dell'Economia. Ne parliamo con Michele Anzaldi (PD), promotore e primo firmatario di questa iniziativa
di Marco Dotti
Eletto alla Camera nelle file del PD, Michele Anzaldi è da tempo impegnato sul tema del contrasto al gioco d'azzardo in tutti i suoi aspetti. Oggi, è il tema della pubblicità quello chiamato in questione da Alzaldi. Allo stato attuale, la legge italiana non vieta le pubblicità del gioco d’azzardo contrariamente a quanto avviene per alcool e tabacco. È di oggi la notizia secondo cui il Servizio per il Controllo parlamentare ha provveduto a segnalare al Ministero dell'economia e delle finanze l'ordine del giorno, presentato dal primo firmatario Anzaldi il 30 novembre scorso e approvato dal governo, secondo cui il governo stesso si impegna a fare chiarezza sulla questione e a destinare diversamente i miliardi che impone ai concessionari di investire in pubblicità.
Nel 2014 gli imprenditori legali e autorizzati dell'azzardo hanno speso 105 milioni di euro in pubblicità e 87 milioni in sponsorizzazioni. Di questi, va detto che almeno 50 milioni sono «imposti» dallo Stato in base alle convenzioni stipulate con i concessionari stessi. Un bel paradosso. Ma come uscirne?
Michele Anzaldi: Una via d'uscita cominciamo a intravvederla, ma per ora dobbiamo dire che abbiamo ottenuto, con l'impegno di tutti, un netto cambio della rotta. Oggi siamo al punto terminale di un processo che si è diramato nel corso degli anni, con una scriteriata apertura del mercato dell'azzardo che ha messo e mette a dura prova l'economia minuta, quella che magari nemmeno si vede. Quella delle famiglie, dove anche 20 o 50 euro al mese, destinati a una lotteria istantanea anziché a un vestito o al cibo, sono il segno di una soglia critica che è stata abbondantemente superata.
Dinazi a questa soglia critica abbiamo il problema della pubblicità. Non dovremmo vietarla tout court, come già si fa con alcoo e tabacco?
Michele Anzaldi: Sono d'accordo, ma resta il come. Il come non è secondario, perché proprio in ragione di una scellerata liberalizzazione degli anni precedenti abbiamo aperto voci in bilancio, parlo del bilancio dello Stato, che direttamente dipendono da questo settore. Uscirne è doveroso, oltre che necessario, ma non è semplice. Chiaramente toccare la pubblicità significa intaccare anche questa voce di bilancio…
Ciò nonostante qualcosa si muove, anche perché oramai la gente ha aperto gli occhi…
Michele Anzaldi: Non è stato facile, le assicuro, far approvare l'ordine del giorno di cui parliamo, perché si può fermare la macchina, ma la corsa continua. Voglio dire: quando una legge di stabilità deve essere fatta, si può tardare una notte, due notti, tre notti, persino una settimana, ma poi qualcosa si deve fare. Sia come sia, molto è stato fatto, rispetto al nulla degli scorsi anni. Presto, infatti, i sindaci avranno a disposizione dei soldi che prima venivano spesi in pubblicità forzata. Si tratta di un provvedimento piccolo, se vogliamo, ma scioglierà una contraddizione una volta messo in atto…
Qual'è il prossimo passo, secondo lei?
Michele Anzaldi: Le cose che ci sembrano piccole, talvolta minime rispetto all'enormità di un problema, servono. Pensiamo alla distanza dai luoghi sensibili – pensiamo alle scuole – che sale gioco e locali dovranno rispettare. Le famiglie sanno che è non è cosa da niente. Ora, in inverno, col freddo che fa, mentre aspettano di entrare a scuola o, all'uscita, attendono l'autobus, dove vanno i ragazzi? In qualche locale riscaldato con il gioco d'azzardo a portata di mano. E a portata di mano significa: macchinette a disposizione. Ci si rovina iniziando a rovinarsi, ci si rovina partendo da una tentazione.
Il Papa ha parlato di queste macchinette, e dei giochi su smartphone, come di "macchine futili", ma demoniache…
Michele Anzaldi: Non neghiamolo, il gioco con le macchinette e l'avvento di internet hanno cambiato la situazione, hanno reso ciò che già era visto come potenziale ma lontano pericolo, un pericolo a portata di mano. Allontanarlo sempre più, confinarlo, circoscrivere limitare questo azzardo credo sia il prossimo passo da fare. Ma lo dobbiamo fare assieme, noi, voi, l'opinione pubblica. La comunità tutta.
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