Salute

Michel Kazatchkine: «La polarizzazione politica travolge la salute e la solidarietà globale»

Pubblicata l'edizione italiana del manuale "Introduzione alla diplomazia della salute globale. Più salute, maggiore solidarietà globale, più equità". Tra gli autori anche l'immunologo francese e diplomatico, già direttore del Global Fund, Michel Kazatchkine che ci dice: «C'è sempre meno interesse politico per la salute ma ritengo ancora che la salute possa essere un obiettivo unificante e universale, un bene pubblico globale prioritario»

di Nicla Panciera

«La salute è sempre stata vista come qualcosa di neutrale. Sul suo essere comunque prioritaria c’è sempre stato consenso. Sfortunatamente, al giorno d’oggi, il clima geopolitico è così polarizzato e la salute è diventata così politicizzata che le priorità politiche hanno preso il sopravvento sulla priorità sanitaria. Inoltre, come abbiamo visto con Covid, l’opinione pubblica può essere totalmente divisa anche sulle questioni sanitarie: per me, che sono medico, era naturale che, in presenza della pandemia, quando avremmo avuto un vaccino efficace tutti si sarebbero vaccinati. Non riuscivo proprio a capire come l’opinione pubblica potesse seguire discorsi ridicoli, come affermazioni non basate sull’evidenza, di influenza politica. In questo momento, ritengo ancora che la salute possa essere per tutti un obiettivo unificante e universale nonostante le differenze dal momento e che le persone possono riunirsi e parlare di un bene pubblico globale». A sentirlo parlare, pacato e deciso, sembra davvero che questo sia possibile.

Michel Kazatchkine

Una vita trascorsa a battersi per la salute e la solidarietà globale, Michel Kazatchkine è immunologo clinico dell’Università René Descartes di Parigi, diplomatico e decisore politico ai massimi livelli, oggi consigliere speciale dell’ufficio per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, membro della Commissione globale per la politica sulle droghe.

Kazatchine è stato direttore del Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria dal 2007 al 2012. Dal 2012 al 2020 è stato inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per l’Hiv/Aids nell’Europa orientale e in Asia centrale. È in Italia per presentare l’edizione italiana del volume Introduzione alla diplomazia della salute globale. Più salute, maggiore solidarietà globale, più equità, curata da Marco Simonelli del Centro di salute globale dell’Istituto superiore di sanità dell’Iss e Simona Seravesi dell’Ufficio regionale dell’Oms per l’Europa di Copenaghen, con la prefazione di Mario Monti. Il volume è online, gratuitamente scaricabile, sul sito del Geneva Graduate Institute, di cui Kazatchkine è senior fellow.

Le popolazioni più vulnerabili sono tra le più colpite dalle disuguaglianze sanitarie, ma sembra molto difficile agire. Il cambiamento climatico può contrastare la crescita dei nazionalismi e dei regionalismi?

«Se si pensa ai primi 10 o 15 anni del XXI secolo, la salute era davvero al primo posto in quelli che le Nazioni Unite chiamavano Obiettivi di sviluppo del Millennio e tutti erano uniti nel combattere le malattie come l’Hiv, la tubercolosi e la malaria; nel 2015, poi, il cambiamento climatico è diventata una priorità fondamentale. Credo che la maggior parte delle persone capisca che il cambiamento climatico è un problema importante e che si deve agire per risolverlo. Dal momento che vediamo sempre meno interesse politico per la salute, sono convinto che il cambiamento climatico possa essere un’utile leva sulla salute. Ad esempio, l’Italia ha eradicato la malaria non molto tempo fa, ma con il cambiamento climatico la malaria potrà tornare nel paese e ci sono già stati alcuni casi. Naturalmente, sia il cambiamento climatico sia la salute hanno un impatto maggiore sui più poveri e vulnerabili».

Qual è la maggiore sfida alla diplomazia della salute globale?

È la polarizzazione politica del mondo. Come, ad esempio, quella Nord – Sud: ora il Sud del mondo, dopo aver visto le disuguaglianze nei vaccini contro il Covid, intende fare in modo che non accada più e vuole lottare per i suoi diritti e contro la proprietà intellettuale quando costituisce un ostacolo all’accesso ai vaccini. E, poi, abbiamo i dibattiti polarizzati in Europa, nella Regione europea e anche all’interno dei nostri paesi, come ad esempio quelli sui diritti sessuali e riproduttivi. E so che in Italia su questo argomento il dibattito è acceso. Naturalmente, a livello regionale o a livello delle Nazioni Unite, la Russia, l’Iran, la Cina e il Medio Oriente hanno posizioni molto forti, tanto che persino alcuni dei termini concordati nei testi delle Nazioni Unite 10 anni fa sono ora nuovamente dibattuti e ridiscussi.

C’è poi il problema dei fondi. È aumentata la competizione tra le varie organizzazioni per i finanziamenti?

C’è sempre stata. Esiste competizione perché il modo in cui questi fondi sono stati istituiti, ciascuno per una causa particolare, li pone in un clima di concorrenza quando la situazione di bilancio è difficile. Quindi, quest’anno abbiamo la ricostituzione di Gavi the Vaccine Alliance (l’organizzazione per i vaccini), del Fondo globale per l’Aids, la tubercolosi e la malaria, del Pandemic Fund per le pandemie dell’Oms. Quindi, è un peccato e penso che, mentre ci avviciniamo al 2030, che è la fine degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, dovremmo pensare a come queste organizzazioni dovrebbero evolversi. Pensiamo al ministro della Sanità del Gabon o della Tanzania: lunedì deve fare rapporto al Fondo globale, martedì dovrà presentarsi al Gavi e mercoledì fare rapporto alla Banca Mondiale, mentre venerdì all’Italia, al Regno Unito e a tutti gli altri donatori. È una vita impossibile. Dobbiamo pensare a come lavorare in modo più efficiente.

Quanto conta la formazione nei giovani per acquisire una mentalità globale che dia consapevolezza delle sfide globali?

Penso che i giovani debbano essere formati, ma ho molta fiducia in loro. Trovano la loro via. Possono manifestare nelle strade. Per quanto riguarda l’Italia, e sono stato in tantissimi paesi del mondo e in via di sviluppo, ho sempre sentito parlare della presenza umanitaria dell’Italia e dei giovani italiani che si impegnano in questo. Quindi, non sono troppo preoccupato di ciò di cui hanno bisogno coloro che si impegnano professionalmente nella salute globale. Per loro, per quelli che provengono dalla medicina, come me, devono capire cos’è la diplomazia, cos’è la politica e cos’è la politica estera. E chi si occupa di politica estera deve capire la lingua che parliamo noi sanitari. Il nostro linguaggio di diplomatici della salute globale ha due peculiarità: in primo luogo, ci basiamo sulle prove basate sulla scienza (evidence based) e, in secondo luogo, sui valori: il valore dell’universalismo e il valore delle persone.

Foto: Gavi Alliance 2023 / HPV vaccination at Pathshala Karail school, Karail, Banani, Dhaka / Bangladesh

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