Ho sempre avuto un'idea precisa sulla disabilità, un tema semplice, reso complesso dall'animo umano, che tende a settorializzare le persone per sesso, razza, condizione sociale od economica, religione, …. Un tema semplice, perché se "si nasce uguali", non si capisce perché durante la vita si debbano avere opportunità differenti, addirittura si costruisca il sistema-comunità con regole che rendono taluni diversi da altri. La disabilità è una condizione personale che non esisterebbe se vi fosse un "diritto alla normalità". Perché ci sia, è necessario che le "regole sociali" consentano a chi si trova in una condizione di maggiore fragilità, di fare in maniera agevole ciò che fanno tutti. Invece, si applica uno schema che rende la vita complicata, piena di ostacoli, quasi impossibile.
Uno dei contesti più degradanti è quello della scuola, un contesto che per definizione dovrebbe formare la persona all'inclusione ed in cui agli alunni con disabilità viene riservato un trattamento degradante. In fondo, se ci si pensa, tutti gli alunni vanno a scuola per imparare e godono degli strumenti pedagogici necessari per farlo.
Allora perché se ad un alunno è necessario un supporto tecnico o educativo particolare, deve penare per averlo? Forse non è chiaro che quando si programma l'inizio della Scuola, si deve anche programmare un'accessibilità per tutti gli alunni?
Invece, ogni anno la stessa cosa, le stesse carenze, gli stessi ostacoli.
Mi fa sorridere amaramente qualche dichiarazione di eroismo rivolta ad un'insegnante di sostegno che, in fondo, sta facendo il proprio dovere
Ho anche sentito dire – lo sento ogni anno – che l'anno prossimo non andrà così, ci sarà l'ennesima rivoluzione della scuola. Ma il vero tema è che la Scuola ha progressivamente perso il suo mandato precipuo di educare e includere, scegliendo la via di progetti per lo più inutili e comunque volti alla prestazione e giammai all'inclusione. Proliferano laboratori di eccellenza, orchestre e multimedialità, dove quasi mai un alunno con difficoltà può accedere. Prolifera il "ritiro parentale", un rito per il quale la famiglia viene invitata a tenersi il figlio a casa, perché a scuola non è gestibile. Proliferano i conflitti fra scuola e famiglia, in una competizione educativa al ribasso.
Non parlo secondo teorie scientifiche o per sentito dire, vivo nella carne quello che scrivo…quest'anno abbiamo iniziato il primo liceo, ma già il primo giorno si capisce che non ci sarà un inizio…mancano i servizi di assistenza igienico-personale e asacom, c'è una sola insegnante di sostegno per 9 ore (ne ha diritto per 18 ore) che si presenta e da appuntamento per l'indomani…ma si mette in malattia e ad oggi non è ancora rientrata…frattanto conosciamo la seconda insegnante di sostegno, che avrebbe bisogno lei del sostegno e mette in campo tutte le sue "doti" per non avere nulla a che fare con nostra figlia…abbiamo già inviato due pec al dirigente scolastico, che non si è degnato di rispondere…
mia figlia non è in grado di chiedersi perché rimane a casa, ma è triste mentre guarda la scuola da un oblò…
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