«Mi ricordo l’Andrea Doria: millequattrocento marinai e quattrocento ufficiali. Ero un semplice marò e lì ero praticamente sempre in servizio. Dormivamo sull’amaca. Tante volte a me mi toccava andare sulla quarta brandina. Poi andavamo a caccia, ma ci eravamo abituati: prendevamo 100 lire per una topaccia. Sopra la tua testa le sentivi, io c’ero abituato ma c’è chi ha avuto la pipì addosso» – Felice, marinaio, marito di Severina e ospite del centro Alzheimer di Lavello e uno degli artisti in mostra dal 14 novembre con Artability.
Mi ricordo che quel giorno Felice aveva una tuta blu e che il suo più grande desiderio era rivedere l’Andrea Doria«se c’è ancora», diceva lui. Felice che aveva fatto il marinaio, come me. Che era andato a vivere per un po’ vicino a Bologna, come me. Felice che ricordava i topi sulla sua testa, come me. E poi mi ricordo che quando Felice ha iniziato a ricordare l’Andrea Doria era una cosa talmente bella che dentro al centro diurno si era fermato tutto e le pareti e le poltrone e la televisione accesa e i quadri che avevano fatto gli altri ospiti del centro e le bambole e il sale per fare i mandala, che ogni tanto qualcuno si è pure bevuto, e i colori, e tutto questo e tutti noi eravamo lì nel ricordo, preciso, di Felice.
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