Il cancro nei bambini è la dimostrazione che Dio non esiste? Se la prova che si va cercando è quella dell’essere superiore, del Dio che uccide con il fulmine o resuscita con un soffio, allora non c’è bisogno del cancro per dimostrare che un tale essere non esiste. Basta fare come i vecchi blasfemi di paese, sfidarne l’ira e stare ad aspettare che una freccia ci trafigga. Il messaggio di Cristo, però, non si esaurisce con la moltiplicazione dei pani e dei pesci. C’è qualcosa di enormemente più profondo e rivoluzionario nella sua vita e nella sua morte. Io non so se l’ho capito, non ho certezze. Ho solo avuto delle intuizioni e solo in alcuni momenti. E uno di questi momenti è stato quando ho avuto l’occasione di incrociare piccoli malati accompagnati dai loro genitori, prima di entrare nelle corsie delle terapie. Non è che abbia capito il senso teleologico della vita sulla Terra. Dove andiamo e perché. Ma solo in quei momenti ho capito quale sia il modo giusto di andare. Dio come entità astratta non c’entra proprio nulla. Auschwitz men che meno. Quei piccoli erano circondati dall’amore dei genitori e degli infermieri e dei medici. Un amore purissimo, la fraternità che emergeva dal dolore, per sempre nella memoria.
Per spiegare quel che intendo, vorrei riprendere la parte finale del commovente discorso sul dolore innocente con cui il Cardinale Ravasi ha aperto l’ultima edizione del Cortile dei Gentili: È ciò che aveva intuito anche uno scrittore “laico” come Ennio Flaiano quando, in un suo progetto di sceneggiatura, immaginava che Cristo ritornasse sulla terra e venisse assediato dai malati imploranti la guarigione. Ma – e qui si rifletteva l’autobiografia dell’autore che aveva una figlia gravemente disabile – «un uomo condusse a Gesù la figlia malata e gli disse: Io non voglio che tu la guarisca, ma che tu la ami. Gesù baciò la ragazza e disse: In verità, in verità vi dico: quest’uomo ha chiesto ciò che io posso veramente dare».
Siamo esseri caduchi, come tutti e tutto sotto questo cielo. Ma sappiamo amare, come solo gli uomini sanno fare. Questa è per me la parte divina della nostra natura ed il dolore innocente la fa emergere, non la nasconde.
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