Non profit
MEZZOGIORNO. I sud che si muovono
Una tavola rotonda sulle prospettive del Meridione
Si è svolto stamattina, a Roma, il convegno I sud che si muovono. Dinamismo e sviluppo del Meridione, organizzato dalla fondazione per il Sud. Un’occasione, ha spiegato il suo presidente, Carlo Alfiero, per «riportare al centro dell’attenzione il nostro Mezzogiorno con una prospettiva diversa rispetto alla quale, purtroppo, ci ha abituato la cronaca. La prospettiva, cioè, di un “pezzo” fondamentale del nostro paese che, con le sue luci, e ombre, con le sue complessità e criticità, è comunque in grado di esprimere impegno, energie innovazione, partecipazione».
Il Meridione è ricco
Preceduti da un saluto del presidente della Repubblica («nell’interesse dell’intero paese occorre sostenere e offrire concrete prospettive di sviluppo», «occorre», si legge nel messaggio di Giorgio Napolitano, «porre attenzione sulle più significative forme di operosità e dei capacità realizzatrice di cui il Meridione è ricco»), i lavori sono entrati subito nel vivo di una dialettica anche accesa. Come da tempo non se ne vedevano. Da quando cioè la “questione meridionale” si è inabissata lasciando il posto alle “critiche alle sovvenzioni a pioggia” e alla lotta agli sprechi.
«Il Meridione è una grande balena che ingoia tutto, ingoia le risorse e le riduce alla sua dimensione», ha spiegato Giuseppe De Rita, presidente del Censis: un miscuglio di complicità e generosità,di furbizia antica e di alleanze non sempre positive che non riescono a dar corpo a un protagonismo vero, a una visione che sappia essere globale. «Per questo il Mezzogiorno va tenuto sfidato».
Apocalittici o integrati?
Un’interpretazione che ha dalla sua il fallimento dei piani territoriali, l’uso diciamo non proprio accorto dei fondi europei (nel precedente settennio e, per certi aspetti, anche in quello in corso). Ma che ha “sollecitato” la reazione dialettica di Gianfranco Viesti, l’economista che anni fa propose di “abolire il Sud”. E che stamattina ha collegato la grave crisi del paese a quella del Mezzogiorno (dove negli ultimi mesi si sono persi 160mila posti di lavoro e dove c’è un’alta percentuale di famiglie vulnerabili – lo ha ricordato anche Sergio D’Antoni, Pd), sottolineando come soprattutto il Sud sia diventato «oggetto di disprezzo culturale e morale»: «Il paese tratta il Mezzogiorno come una barzelletta». Pochissime le eccezioni (i vescovi, la Banca d’Italia). A rendere ancor meno facile la situazione, l’atteggiamento del governo che ha interrotto o cancellato le politiche economiche per il Meridione. «Una secessione di tipo culturale e di politica economica che è in atto».
Dov’è la classe dirigente?
Imprese lasciate sole. Anche se non mancano esempi positivi, come ha sottolineato Cristiana Coppola, vicepresidente Confindustria per il Mezzogiorno. Aziende che operano in contesti difficili ma che riescono a proiettarsi sulla dimensione internazionale. I sud che si muovono, appunto, e che tentano di lanciare progetti come quello “Sud-Nord” che la Confindustria ha messo in campo per creare sinergie fra le diverse aree del paese e collegamenti fra i centri d’eccellenza anche universitari. «Per quanto riguarda i bandi europei, anche la nostra convinzione è che ci si debba concentrare su pochi obiettivi. Le infrastrutture, la ricerca ad esempio», ha puntualizzato Coppola, richiamando la necessità che la classe dirigente svolga il proprio compito (e della necessità di infrastrutture sociali ha parlato anche Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo settore). La riflessione sulla classe dirigente l’ha, almeno in parte ripresa Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro: «è doveroso tornare a discutere di Mezzogiorno», ha detto, »ma si deve anche parlare delle trappole che fin qui ne hanno bloccato la crescita». «Il federalismo fiscale», ha aggiunto, «introducendo la responsabilità potrebbe essere un modo per trasformare in virtuosi quei circoli attualmente viziosi».
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