Non profit

Mettiamoci in Gioco: “Non vogliamo abrogare il gioco d’azzardo”

Affermano da Mettiamoci in Gioco: «la campagna si propone di regolamentare il gioco d’azzardo e non di abrogarlo». Ma il Codice Penale considera già come illecito il gioco d'azzardo, ahinoi praticato e sfruttato sotto altri nomi e dietro altre maschere legali. Inoltre, l'articolo 721 del Codice Penale definisce d'azzardo i giochi con fine di lucro dove la vincita o la perdita è determinata... dall'alea

di Marco Dotti

Grande, evidentemente, è la confusione sotto il sole. Così, dall’ufficio stampa di Mettiamoci in Gioco, la campagna di cui è portavoce Don Armando Zappolini, firmataria di un protocollo d’intesa con Confindustria Sistema Gioco Italia, arriva un comunicato.

Un punto, in questo comunicato, credo debba essere preso seriamente e scrupolosamente letto con attenzione. Eccolo: 

«Le critiche non hanno esplicitato fino in fondo la vera differenza che esiste tra la campagna Mettiamoci in gioco e alcune altre esperienze del movimento di contrasto al gioco d’azzardo: la campagna si propone di regolamentare il gioco d’azzardo e non di abrogarlo».

La data del comunicato è il 18 ottobre 2014. Ma non c'è firma. Tutte le associazioni si sentono rappresentate – a questo punto bisogna capire chi parla per chi – da questa affermazione? Don Ciotti scrive a Vita che lui non ne sa nulla, Don Colmegna in un incontro a Milano afferma che non ne sa nulla, Auser per bocca del suo presidente dice che bisognerà parlarne e che quell'accordo a lui non va, Libera e Gruppo Abele si dissociano ex post dall'accordo, il presidente di Acli non ne sa nulla e Azione Cattolica si dissocia (si vedano gli articoli e i comunicati correlati). Ancora nella giornata di sabato, intervenendo a margine della festa per i dieci anni della Casa della Carità di Milano,don Luigi Ciotti ha ribadito che "su certi temi non si fanno protocolli".  

Resta però un fatto: quel protocollo è stato firmato, ribattono dalla Campagna Mettiamoci in Gioco, anche alla presenza di un rappresentante di Libera che avrebbe partecipato agli 8 mesi di trattative. Ma torniamo alla bizzarra affermazione: "regolamentare il gioco d'azzardo".

In ogni caso l'affermazione è alquanto singolare, alla Ionesco diremmo. Singolare perché il gioco d'azzardo, benché ampiamente diffuso, liberalizzato, “tollerato” sotto altri nomi e in forme spesso camaleontiche, nel nostro ordinamento giuridico  “è” un illecito penale. 

Che cosa significa “regolamentare il gioco d’azzardo e non abrogarlo” visto che una bella sfilza di articoli del Codice Penale parla chiaro in proposito? Significa depenalizzare un illecito? Significa rendere legale ciò che ora non lo è? Ma di che cosa stiamo parlando? Mi spiegate di che cosa state parlando?

Il verbo "abrogare" da voi usato "("la campagna si propone di regolamentare, non di abrogare il gioco d'azzardo")  a quale legge fa infine riferimento?

L’Italia è un Paese strano: punisce le partite a ramino sulle panchine dei viali considerate “azzardo” e invece tollera tutto il marasma che conosciamo, chiamandolo gioco lecito. Fa leggi su leggi, leggi per applicare quelle leggi, leggi quadro di qui e di là, e poi non applica gli articoli fondamentali del proprio ordinamento. Strano, il mondo.

Comunque sia, adesso non ditemi che le parole sono importanti. Le parole sono ben più che importanti, le parole sono parte determinante di un tutto. Ma quale "tutto"? Eccovi una storiella. Un grande linguista russo, Jurij Michajlovič Lotman, che guarda caso di gioco si è occupato, diceva che con un vitello puoi fare tante bistecche. Ma con tante bistecche non puoi rifare un vitello.

Intendeva dire che con le parole si gioca, ma non si scherza. Quando le cacci dalla porta, non puoi farle rientrare dalla finestra. Stracciate quell'accordo, che il resto del mondo, compresa la politica, è molto più avanti delle vostre confuse richieste. E facciamola finita con ciò che Papa Francesco, pochi giorni fa ha chiamato “il lievito dell'ipocrisia” (qui).

@oilforbook

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