Welfare
Mettiamo al centro le donne di periferia
Ha aperto a Milano nel quartiere Giambellino uno Spazio Donna targato WeWorld. Ecco come funziona
Milano. Sono le 10.25 di un giovedì mattina. Il citofono di Spazio Donna WeWorld suona e, dopo poco, entrano A. e D., due donne marocchine con il capo coperto. Una di loro ha in braccio una bambina di pochi mesi, avvolta in una tutina rossa. A. e D. sono amiche, vivono nel quartiere del Giambellino (periferia sud-ovest di Milano) ormai da qualche anno.
Grazie al passaparola, hanno saputo che in piazza Tirana 32, sopra la stazione dei treni di San Cristoforo, WeWorld ha aperto uno spazio su misura per le donne e per i loro bambini e sono venute per la loro prima lezione di italiano, che inizierà alle 10.30. Qualche minuto dopo arrivano S. e B., due giovani sorelle provenienti dall’Ecuador, in cittaà da pochi mesi insieme alla famiglia. Le donne si guardano l’un l’altra, abbozzano un sorriso ed entrano in una stanza, dove Sara Patriarchi, l’insegnante, è pronta a spiegare le coniugazioni dei verbi essere e avere.
«Spazio Donna è operativo da qualche mese» spiega Sabrina Vincenti, la coordinatrice dei progetti di tutela dei diritti delle donne che WeWorld promuove nel nostro Paese. «La nostra è un’organizzazione non governativa che garantisce i diritti di donne e bambini in Italia e nel mondo, e ha pensato e realizzato questo luogo con un obiettivo ben preciso: contrastare la violenza contro le donne e favorire la prevenzione e la sensibilizzazione verso questo triste fenomeno», aggiunge.
Sono comportamenti «trasversali ai ceti sociali, al luogo in cui si vive e all’età, però è anche vero che nelle periferie ci sono molti più fattori che possono favorirli. Fattori strutturali, come la povertà, la disoccupazione, i livelli più alti di criminalità. E anche fattori culturali come la bassa scolarizzazione e gli stereotipi di stampo patriarcale, che fanno sì che la donna sia vista solo come moglie e madre, senza che le venga data la possibilità di realizzarsi professionalmente. È sicuramente più facile, quindi, che nelle aree dell’hinterland si sviluppino le condizioni per cui una donna da un lato possa subire violenza a diversi livelli — psicologica, fisica, economica — e dall’altro sia meno in grado di reagire».
Da Palermo a Milano
È per questo che nel 2014 WeWorld decide di aprire spazi ad hoc nelle periferie di alcune delle più importanti città italiane: prima a Palermo (nel quartiere di Borgo Vecchio) e a Napoli (Scampia), quindi a Roma (San Basilio). E infine quest’anno a Milano, al Giambellino. Quest’ultimo spazio, reso disponibile in comodato d’uso gratuito da Rete Ferroviaria Italiana (società del Gruppo Fs) è stato realizzato grazie al contributo di Collistar, azienda del Gruppo Bolton.
«Il nostro obiettivo è quello di creare un luogo di socialità e di prevenzione, in cui donne del quartiere, ma anche dei quartieri limitrofi, possano incontrarsi, conoscersi ed esprimere il loro vissuto», prosegue Francesca Martino, coordinatrice operativa dello Spazio. «Dopo un primo colloquio conoscitivo, invitiamo le donne a partecipare alle diverse attività che proponiamo, del tutto gratuite, che vanno dal benessere psico-fisico (per esempio attraverso la bioenergetica) al sostegno psicologico fino al supporto psico-pedagogico nella crescita dei figli. Vogliamo offrire loro gli strumenti per vedersi, e per vedere il contesto in cui vivono, in maniera diversa. Vorremmo che acquisissero maggiore consapevolezza di sé e del proprio valore, che crescesse la loro autostima. Sentendosi accolte e ascoltate dalle operatrici, è inoltre più facile che raccontino eventuali situazioni di disagio e che ci diano quindi la possibilità di aiutarle: spesso la violenza si consuma nel più assoluto silenzio».
Osservare per intervenire
Le ricerche dicono che in Italia solo l’11% delle donne che subisce violenza denuncia l’accaduto. E quasi il 40 %, non ne parla con nessuno. «Molte di queste donne sono mamme, quindi anche i bambini spesso assistono alla violenza o la subiscono», spiega l’esperta. Fondamentale, all’interno degli spazi, è quindi l’area child care. «Qui le mamme possono lasciare che i bambini giochino, supervisionati da alcune educatrici.
Poi ci sono i laboratori mamma-bambino» sottolinea Ilaria Migliavacca, un’educatrice. L’area child care è «per noi un osservatorio molto importante: valutando il comportamento dei bambini, il modo in cui si muovono nello spazio e con cui si relazionano con la mamma e con noi, possiamo capire se i piccoli a casa vivono situazioni di disagio e intervenire qualora ce ne fosse la necessità. In queste prime settimane di attività, abbiamo ospitato una decina di bambini dai 3 mesi agli 8 anni».
Anche M., il bambino di 2 anni e mezzo di Elisa, viene in questo spazio, quando la mamma segue il corso di bioenergetica. «E gli piace tantissimo», racconta la mamma. E chiosa: «Con un bimbo così piccolo, non credevo che sarei riuscita a frequentare il corso tutte le settimane. Invece posso lasciarlo nello spazio child care, pieno di giochi e di colori, dove lui si diverte. Frequento Spazio Donna da poco più di un mese e sin dall’inizio mi sono sentita accolta, a mio agio come a casa mia. Le donne che seguono bioenergetica con me sono diventate volti familiari in poco tempo, forse grazie all’intensità delle emozioni che viviamo insieme durante le lezioni».
Finora le donne che sono entrate in contatto con lo Spazio Donna WeWorld di Milano, sono una sessantina, dai 18 ai 60 anni. 800 quelle che hanno usufruito degli Spazi in tutta Italia.
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