Non profit

Metti una sera a cena dalle “Cesarine”

Un circuito per salvare le tradizioni culinarie

di Chiara Cantoni

Ristorante o pranzo in famiglia? Buona la seconda. Anche se la casa è quella d’altri e la famiglia pure: sconosciuta ma pronta ad aprire la cucina a ospiti paganti. Secondo il New York Times, un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. E i turisti del mondo non si fanno pregare: alla tavola delle “Cesarine” siedono oggi i cinque continenti, dal Giappone all’America, alla Nuova Zelanda, per un turn over mensile di circa 4mila convitati. Parliamo di cibo, made in Italy naturalmente, ma non solo. Parliamo di ospitalità, di ricette della tradizione, di viaggio alle radici del gusto: parliamo di «Home Food», il progetto dell’Associazione per la tutela e valorizzazione del patrimonio cucinario tipico d’Italia, nato sei anni fa in collaborazione con l’Università di Bologna e con il patrocinio del ministero delle Politiche agricole.
Come funziona è presto detto. A fronte di una quota associativa di 35 euro, i fruitori possono essere ospiti di famiglie italiane iscritte al circuito e gustare, con contributi di 30/40 euro a pasto, i menù preparati dalle padrone di casa, le Cesarine appunto, così ribattezzate in omaggio alle nonne, le tate, le zie dai nomi improbabili, associate alla memoria e ai sapori della nostra infanzia. «Il cibo è un sedimentato di esperienze che si perdono nel tempo, una sintesi di vissuti che generano cultura e incontro», spiega Egeria di Nallo, ideatrice di Home Food e docente all’università di Bologna. «Perché la buona tavola è buona cucina e buona ospitalità: come nei pranzi fra parenti, dove si mangia, si beve, si condivide la vita. Solo che qui la famiglia è aperta al mondo».
Un mondo che già conta circa 15mila soci fruitori, fra stranieri e italiani, e 500 Cesarine in tutta Italia, ciascuna specializzata in un unico menù, o “percorso”, che intreccia la sua storia personale con la cultura del territorio di residenza. Come il risotto alla certosina di Laura a Milano, o le sarde in saor cucinate da Mercedes a Venezia o le tagliatelle verdi all’ortica con ragù alla bolognese preparate da Elisa, a Bologna. «Abbiamo setacciato la Penisola in cerca di signore depositarie dell’antico sapere cucinario per convincerle a condividerlo. Oggi riceviamo molte richieste di aspiranti Cesarine: massaie, avvocatesse, commercialiste, di tutto un po’. Inviamo loro un questionario e concordiamo il menù da testare. Verifichiamo bontà delle ricette, logistica e accoglienza degli spazi». Chi vuole farsi avanti è la benvenuta. Chi preferisce invece intrattenersi come ospite trova on-line disponibilità e menù. «In entrambi i casi il cibo torna ad essere esperienza viva, appartenenza e identità».


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