La finale del campionato di basket, che mio figlio ha giocato sabato 30 maggio, ha avuto inizio alle 21 ed è terminata alle 22,40. Il regolamento prevede quattro tempi di 10 minuti ciascuno, ma che siano di gioco effettivo, vale a dire che quando la palla va fuori dal limite del campo il cronometro si ferma. La partita, giocata tra due squadre composte da ragazzi di 13 e 14 anni, è stata molto combattuta, con cambiamenti di fronte improvvisi ed entusiasmanti. È finita 55 a 56 a favore degli avversari. Il tifo sugli spalti era alle stelle e non sono mancati applausi a scena aperta da parte di tutti per le prodezze dei ragazzi. La serata registrava anche la presenza di nonne e nonni, che non volevano perdersi le partite dei nipoti, e quella di bambini al seguito dei genitori; insomma tre generazioni che condividevano un momento di sport, in campo e tra il pubblico. Dopo il fischio finale dell’arbitro, le strette di mano e i saluti tra tutti i genitori hanno chiuso la serata e ognuno ha guadagnato la strada di casa.
Sugli spalti, mentre coglievo le finezze motorie dei ragazzi e applaudivo qualche secondo prima degli altri genitori, sicuro che la palla sarebbe andata a canestro (grazie all’occhio professionale), ho detto a mia moglie: «E se riempissimo di adolescenti e genitori le palestre scolastiche ogni sabato sera?». Insomma, se invece del long drink tanto bramato dagli adolescenti, che stazionano per ore davanti ai locali alla moda pur di incontrarsi; se invece del consumo di alcol spropositato e alla musica sparata ad alto volume nelle discoteche, unita all’assunzione di droghe per stordirsi il cervello; se invece di tutto questo il sabato sera proponessimo partite di campionato scolastico da tenersi fino a notte fonda? Mia moglie, che ama contraddirmi quasi sempre, stavolta ha detto: «È proprio una bella idea!». Giro la proposta al ministro Mariastella Gelmini, visto che in Italia oltre 15mila palestre scolastiche restano chiuse dalle 13 del sabato alle 8 del lunedì.
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