Famiglia

Metti un robot in palestra: così “Stringhe” previene la dispersione scolastica

Si chiama "Stringhe" ed è il primo progetto che unisce coding e attività sportiva per rafforzare le competenze di base dei ragazzini e prevenire così la dispersione scolastica. Sono stati coinvolti oltre 2.800 bambini che vivono nelle periferie fragili di Milano, Napoli e Catania. La chiave di volta? Il problem-solving. Che dalla scuola ti porti nella vita

di Luca Cereda

La scuola non può essere lasciata sola a giocare la partita per prevenire la dispersione scolastica e per riportare in classe quelli che la scuola ha perso. Tra i progetti su cui VITA, nel magazine di settembre tutto dedicato alla scuola, ha acceso i riflettori c’è “Stringhe – piccoli numeri in movimento”. Si tratta del primo progetto in Italia che porta all’interno in classe il coding e la robotica unendoli alla psicomotricità e alle pratiche sportive, «aiutando le bambine e i bambini dai 5 ai 11 anni a contrastare due gravi forme di povertà: la deprivazione motoria e l’utilizzo precoce, compulsivo e spesso inconsapevole della tecnologia», spiega Gianni Ghidini allenatore e formatore di Fondazione Laureus che realizza il progetto in partenariato con altre realtà territoriali finanziate dall’impresa sociale Con i bambini.

Ma robotica ed educazione fisica come fanno a convivere e contrastare le povertà educative e la dispersione scolastica? Uno degli strumenti prevede che «gli studenti si avvicinino ai principi della programmazione (coding) – illustra Ghidini – partendo da un tappeto colorato suddiviso in riquadri: qui il bambino recepisce in modo semplice i principi del coding e li usa per muoversi in una dimensione fisica, con il proprio corpo. È lui stesso una “pedina”, alla quale gli altri alunni devono dare istruzioni, per permettergli di raggiungere un obiettivo». In questo modo Stringhe intriga i ragazzi dei quartieri periferici di Quarto Oggiaro, Bruzzano e Niguarda a Milano, di Scampia e Secondigliano a Napoli e di Librino a Catania, attraverso l’uso di robot e la pratica sportiva, offrendo loro un modo diverso di relazionarsi con gli altri, di affrontare e risolvere insieme i problemi. E di farlo in modo creativo. È il problem-solving uno dei principali punti di contatto tra le pratiche sportive che puntano ad una conoscenza del proprio corpo nello spazio e la robotica.

Il progetto, avviato nel 2020 e dalla durata di quattro anni, coinvolge centinaia tra insegnanti ed educatori e intercetta ogni anno scolastico 2800 bambini «con la speranza che grazie a Stringhe restino “allacciati” a questa forma innovativa di scuola», spiega Ghidini.

Stringhe è attivo anche al Cag Marcelline di Milano, dove è stata realizzata un’escape room ideata da Stripes in collaborazione con Laureus. «Un’educatrice esperta di coding e robotica educativa e una esperta di psicomotricità hanno sviluppato un percorso volto alla risoluzione del mistero che ha fatto piombare tutti i ragazzi in un’epoca antica», raccontano dal centro milanese. I bambini, collaborando tra loro, affrontano otto prove divise tra attività di coding e psicomotricità, con l’obiettivo di far ripartire l’energia per tornare nel presente, «un’energia derivante dal movimento del corpo e della mente. I bimbi riescono a portare a termine la missione sperimentando le competenze apprese durante l’anno, sentendosi parte di un gruppo e soprattutto divertendosi».

Invece i bambini di Talità Kum a Catania, grazie agli educatori di Palestra per la Mente, hanno potuto sperimentare la Pixel Art: un’attività di soft coding che avvicina i bimbi alle nozioni alla base dell’ordinamento e della sequenza di informazioni in codice che li accompagna da un foglio bianco a un disegno. «È proprio l’attività del disegnare che rende la Pixel Art particolarmente coinvolgente per i bambini di ogni età, in modalità unplugged, quindi con carta e pastelli, che viene svolta su fogli quadrettati. I bambini li colorano seguendo delle istruzioni (il codice, appunto), rilasciate poco per volta. Ma Stringhe non si ferma qui, i piccoli studenti – raccontano ancora gli educatori di Talità Kum – dopo aver creato una mappa e aver imparato le regole base del codice della strada, costruiscono alcuni codici informatici per far seguire un percorso a Ozobot, l’auto intelligente: se le indicazioni si rivelano corrette, l’auto-robotizzata rallenta in prossimità di una scuola, accelera lungo il tratto dritto, si ferma allo stop e gira nelle curve».

Nel magazine di VITA di settembre abbiamo raccontato alcuni progetti più innovativi in ambito scolastico, che puntano a riportare i ragazzi a scuola, abbattendo le forme di povertà educativa alimentate anche dalla pandemia. Un grande affresco che conta oltre cinquanta esperienze, articolate in scuole della seconda opportunità, sport e arti, la personalizzazione dei percorsi e il ruolo dei tutor, un nuovo orientamento, i patti territoriali, la motivazione e la partecipazione dei ragazzi, il lavoro con la famiglia, l’attenzione alle fragilità. Sull’importanza e l’efficacia di introdurre arti e sport nella scuola, nel numero, abbiamo raccontato anche le esperienze del progetto Sprint (capofila Spazio Aperto Servizi), di Prismi (Ciai) e dell’associazione culturale Lilly che a Campobasso ha coinvolto 90 studenti con il cinema sociale. Per scaricare il numero, clicca qui.

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