Famiglia

Mettersi in proprio, impresa da donne.

Grande successo del numero verde istituito dal ministero per le Pari opportunità e che informa sugli incentivi all’imprenditoria “in rosa”.

di Federico Cella

Due leggi dello Stato, due espressioni significative del rinnovato rapporto che si è instaurato negli ultimi anni tra donna e lavoro. Perché se è vero che il tasso di disoccupazione femminile è ancora molto alto nel nostro Paese (16,6%, primo trimestre ?97), l?eccezionalità della donna che lavora non solo non è più tale in assoluto, ma tende alla normalità, se così si può dire, anche in ambiti fino a qualche anno fa ritenuti specifici del ?maschio?. Stiamo parlando delle leggi 125/91 e 215/92, soprattutto di quest?ultima, meglio conosciuta come legge sulle azioni positive in favore dell?imprenditoria femminile, che solo a giugno di quest?anno ha avuto la sua prima attuazione. «Con questi due provvedimenti», spiega la dottoressa Barbara Mapelli, ricercatrice del Cisem, Istituto per la sperimentazione educativa della Provincia di Milano che ha organizzato in ottobre un convegno su ?Donne e politiche attive del lavoro?, «si è voluto coprire l?intero campo produttivo al femminile: la 125 quello dipendente e la 215 quello autonomo. La seconda legge, dunque, la legge 215/92 appare essere più moderna e decisamente più attenta alle vere esigenze del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione femminile è alto, quindi il lavoro autonomo, il mettersi in proprio diventa spesso l?unico sbocco lavorativo possibile». E la dottoressa Mapelli parla di quella che viene definita la ?nuova imprenditorialità femminile?: «Le molte donne che cercano di reinventarsi, quindi andare al di fuori di schemi più o meno reali e culturali, per trovare lavoro». Con lo slogan ?Mettersi in proprio è un?impresa possibile?, all?inizio del giugno di quest?anno, dunque, si sono aperti gli sportelli presso il ministero dell?Industria per la presentazione della prima parte di domande per gli incentivi previsti dalla legge (stanziati circa 46 miliardi per questa prima attuazione, altri 40 previsti per il 1998). Contemporaneamente, il ministero per le Pari opportunità ha attivato un numero verde (167-603603), proprio per soddisfare le richieste di informazioni sulle opportunità offerte dalla legge. La risposta è stata a dir poco eccezionale: circa 15 mila chiamate nel primo mese d?attivazione. E dall?analisi dei contatti, è stato possibile ricavare alcuni dati che danno il polso sulla situazione ?imprenditoriale? femminile in Italia. Una prima rilevazione può essere fatta sull?alto numero di donne che hanno telefonato: l?87 per cento (bisogna specificare come la 215 si occupi di incentivi anche per aziende a composizione mista, con una prevalenza – i due terzi – femminile; dunque potevano telefonare anche gli imprenditori uomini), segno positivo di una volontà a non voler delegare il ?sesso forte?. La suddivisione geografica delle chiamate rispecchia abbastanza fedelmente la presenza femminile sul territorio, con un?interessante prevalenza di chiamate provenienti dal Sud e isole (il 31,8%) e dal Centro (26,8%); il 42% erano donne in età fra i 30 e i 39, il 28% tra i 19 e i 29 anni. Il livello di istruzione rilevato è decisamente medio-alto: il 65% ha un diploma superiore, il 16% è laureato. Le aree d?interesse delineano, infine, una chiara mappa dell?imprenditorialità al femminile: il 45,3% delle chiamate era per il settore del commercio; al secondo posto il settore dell?artigianato (17,7%), seguito dal servizio alle persone (15,9%). Per il settore industriale è giunto solo il 3,4% delle telefonate. Il 30 dicembre di quest?anno si chiude la seconda tranche per la presentazione delle domande presso il ministero dell?Industria. Ma a questo riguardo dal ministero per le Pari opportunità vogliono sottolineare un?importante specifica per quanto riguarda le opportunità e le agevolazioni sul mondo occupazionale femminile; spiega Luisa Minniti, del settore lavoro: «La legge 215 è forse la forma di incentivazione più pubblicizzata, ma non certo l?unica. A livello regionale esiste in realtà un ampio ventaglio di possibilità formative e di finanziamento, sia per quanto riguarda il lavoro dipendente che quello autonomo; abbiamo costituito il numero verde, infatti, non solo per fornire informazioni sulla legge, ma proprio per istruire il pubblico femminile sulle altre possibilità di cui può, e dovrebbe, usufruire». Legge 125:azioni positive per la parità uomo-donna nel lavoro Le disposizioni mirano a realizzare l?uguaglianza sostanziale tra uomini e donne nel lavoro, anche mediante ?azioni positive? con cui rimuovere gli ostacoli che alla realizzazione di pari opportunità. Le azioni positive hanno in particolare lo scopo di: 1) eliminare la disparità di cui le donne sono oggetto nella formazione scolastica e professionale, nell?accesso al lavoro, nella progressione in carriera e nei periodi di mobilità; 2) favorire la diversificazione delle scelte professionali delle donne attraverso l?orientamento scolastico e professionale e gli strumenti della formazione; 3) superare le condizioni del lavoro che provocano effetti diversi, a seconda del sesso, nei confronti dei dipendenti; 4) promuovere l?inserimento delle donne nelle attività in cui sono sottorappresentate e in particolare nei settori tecnologicamente avanzati e ai livelli di responsabilità; 5) favorire, anche con una diversa organizzazione del lavoro, l?equilibrio tra responsabilità familiari e professionali e una migliore ripartizione di tali responsabilità tra i due sessi. Legge 215: azioni positive per l?imprenditoria femminile La legge è diretta a promuovere l?uguaglianza sostanziale e le pari opportunità per uomini e donne nell?attività economica e imprenditoriale. Le disposizioni sono dirette a: 1) favorire la creazione e lo sviluppo dell?imprenditoria femminile, anche in forma cooperativa; 2) promuovere la formazione imprenditoriale e qualificare la professionalità delle donne imprenditrici; 3) agevolare l?accesso al credito per le imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile; 4) favorire la qualificazione imprenditoriale e la gestione delle imprese familiari da parte delle donne; 5) promuovere la presenza delle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile nei comparti più innovativi dei diversi settori produttivi. Possono accedere ai benefici previsti dalla legge: a) le società cooperative costituite in misura non inferiore al 60% di donne, le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne; b) le imprese, le associazioni, gli enti, i centri di formazione e gli ordini professionali riservati per una quota non inferiore al 70% a donne.


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