Salute

“Metodo Zamboni”? Parla l’Aism

L'associazione risponde a Nicoletta Mantovani che oggi ha annunciato si sottoporrà al metodo

di Antonietta Nembri

Da una parte c’è una signora, Nicoletta Mantovani, convinta dei benefici di una cura, il “Metodo Zamboni” che a suo dire è risolutivo nel trattamento della sclerosi multipla, malattia di cui è affetta la vedova di Luciano Pavarotti. Dall’altra vi è l’Aism, l’associazione italiana sclerosi multipla che, coinvolta nella ricerca sulla Ccsvi per due milioni di euro, invita alla prudenza.

In pratica Paolo Zamboni, direttore del centro malattie vascolari di Ferrara, ha ideato un intervento di angioplastica che procurerebbe benefici immediati facendo regredire i sintomi della Sm. Si verrebbe a curare la Ccsvi (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica), una malformazione dei vasi sanguigni del collo e del torace. Nicoletta Mantovani, inoltre, nell’annunciare di essere in procinto di farsi operare ha anche attaccato l’Aism dicendo che, come riporta corriere.it «quando un malato non si sente più rappresentato da un’associazione di patologia cerca di muoversi in un’altra direzione». E ha aggiunto che «l’assenza di risposta delle istituzioni italiane fa sì che un numero sempre più alto di malati vada a farsi operare all’estero. L’intervento si fa in tutto il mondo tranne che nel Paese dove è stata fatta la scoperta». Nicoletta Mantovani, è anche presidente onorario dell’associazione Ccsvi nella Sclerosi Multipla onlus.

L’Aism da parte sua tiene a precisare non solo di essere impegnata nella realizzazione dello studio epidemiologico multicentrico italiano promosso e finanziato dall’Aism stessa e dalla sua Fondazione sulla correlazione tra Ccsvi e sclerosi multipla. «Lo studio è partito e sta procedendo come da protocollo. Ma l’impegno dell’Associazione non si ferma qui, va oltre. L’Aism ha dato la disponibilità a sostenere anche il progetto di ricerca promosso dalla Regione Emilia Romagna che va a verificare l’efficacia dell’intervento di angioplastica nelle persone con sclerosi mutlipla. Aism – spiega una nota – è in attesa di ricevere il protocollo definitivo per procedere alla valutazione e seguire un iter accelerato per il finanziamento». Inoltre si sottolinea come «La comunità scientifica, compreso il professor Zamboni, oggi è concorde che la Ccsvi non è né la causa, né l’intervento rappresenta la cura della sclerosi multipla e va ancora verificato se c’è un effetto sui sintomi. Proprio la comunità scientifica ha richiesto un rigoroso approfondimento scientifico e quindi una ricerca su più ampi numeri. Risponde a questa esigenza lo studio promosso dall’Aism, portato avanti con rigore scientifico su un protocollo studiato dal professor Zamboni e seguito da un comitato scientifico ad hoc in cui sono presenti neurosonologi esperti internazionali sulle vene».

L’associazione per quanto riguarda l’intervento «raccomanda alle persone con Sm di non sottoporsi all’operazione se non all’interno di studi clinici controllati e di non affidarsi a cliniche private». Qualora una persona con Sm decida comunque di praticare l’intervento in assenza di evidenze scientifiche, Aism raccomanda di esigere dal medico un’informazione corretta sui rischi legati all’operazione.

Ma c’è un’altra preoccupazione per l’associazione e riguarda il fatto che «qualunque posizione tesa a “orientare” le persone in un senso o nell’altro, in quanto al momento non suffragata da evidenze scientifiche, risulta poco corretta e poco rispettosa delle persone con sclerosi multipla, alimentando speranze che, allo stato attuale delle conoscenze, nessuno può sostenere».

Sul sito di Aism è inoltre presente uno speciale sulla Ccsvi, mentre il numero verde Aism (800.803028) è a disposizione per qualunque informazione.

Sul numero di Vita in edicola dall’11 febbraio sul tema interviene Roberta Amadeo, già presidente di Aism.

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