Cultura

Messner, avvenirismo ad alta quota

Inaugurato l’ultimo dei sei musei programmati dal grande alpinista. Questa volta affidato al più spericolato architetto in circolazione Zaha Hadid, su una delle punte più panoramiche delle Dolomiti

di Giuseppe Frangi

Paul Groham, l’uomo che per primo scalò le più impegnative vette delle Dolomiti, scrisse nelle sue memorie: «… per me non esistono dubbi sul fatto che il panorama che si gode dal Plan de Corones sia uno dei più belli di tutto l’arco alpino e non c’è vetta che io conosca, capace di riunire con lo sguardo la Marmolada alle più lontane vette delle Alpi della Zillertal, regalandoci al tempo stesso una fra le più belle viste sulle vallate alpine che si possano immaginare».

Ed è proprio sul Plan de Corones, tra Brunico e la Val Badia, che Reinhold Messner ha realizzato l’ultimo dei suoi sogni: un museo, progettato dall’architetto più visionario del mondo, Zaha Hadid. Il museo fa parte di quello che Messner ha definito il “mio 18esimo 8000” (Messner è uno dei pochi uomini ad aver scalato tutti le montagne più alte di 8mila metri del mondo, che sono appunto 17).

Il 18esmo 8mila è appunto l’impresa di aver realizzato in pochi anni una catena di musei dedicati alla montagna in location di bellezza straordinaria in Alto Adige. Quello di Plan de Corones è il sesto di questa serie, che arriva dopo quelli di Firmina, Juval, Ortles, Ripa e del Monte Rite. Ciascuno è centrato su un preciso argomento tematico.

A Plan de Corones, ad esempio, il tema è quello dell’Alpinismo tradizionale. La struttura è semplice e insieme avveniristica, a 2300 metri di altezza: una protuberanza di cemento, dala sagoma molto leggera, che sbuca dalla montagna. Per conciliare i materiali di costruzione al colore delle rocce, si è scelto di impiegare soprattutto calcestruzzo e cemento. C’è stata anche massima attenzione nel preservare la biodiversità del luogo. Come ha spiegato Andrea Del Frari, direttore dello Skirama Plan de Corones, «per salvaguardare la flora locale, che in quota è molto sensibile, abbiamo rimosso i primi 30 centimetri di strato verde fertile e poi l’abbiamo riposizionato. Non utilizziamo nemmeno il concime di fondovalle, che può contenere sementi di specie diverse».

Il costo del museo è stato di 3milioni di euro. Pensato come investimento su un territorio che è sempre molto attrattivo d’inverno, e che così la sua sfida e prova ad essere attrattivo anche nella bella stagione.


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