Welfare
Messina, ora la birra è formato cooperativa
Dopo cinque anni di buio e cassa integrazione per il Birrificio Messina, 15 dipendenti hanno fondato una cooperativa, rilevato l’azienda e rilanciato l’attività. Il piano industriale da 3,2 milioni di euro è finanziato grazie a Tfr e finanziamenti. La Regione ha concesso i terreni per il nuovo stabilimento
La Birra Messina torna nei bar. Non solo sui banconi siciliani ma potenzialmente, grazie all'on line, su quelli di tutto il mondo. Per rilanciare la birra artigianale di Messina, realizzata con un'arte che i mastri birrai si tramandano da generazioni, la nuova proprietà ha scelto infatti l'e-commerce accanto ai canali tradizionali di vendita. Dopo cinque anni di buio e cassa integrazione, nella città dello Stretto, riparte la produzione grazie alla tenacia di 15 operai mastri birrai, rimasti senza lavoro nel 2011, che hanno vinto una scommessa. Sono diventati imprenditori di loro stessi, creato una cooperativa con il loro Tfr, ricercato canali di finanziamento, elaborato un piano industriale da 3,2 milioni di euro e dopo un accordo con la Regione sono riusciti a ottenere in concessione i terreni dove collocare gli impianti.
La nuova sede del Birrificio Messina
A Messina il birrificio ha riaperto ieri. In 3 mila hanno preso parte all'inaugurazione e tra lacrime e commozione, gli operai quasi non ci credevano. Da metà settembre la “loro birra” sarà di nuovo sul mercato con le etichette Birra dello Stretto, Doc 15 e Cruda 15. Nella città dello stretto, dove i disoccupati sono oltre il 30%, la produzione di birra risale al 1923, allora fabbrica era di proprietà della famiglia Lo Presti-Faranda, che l'aveva fondata. Poi nel 1988 è cominciata l'era della Dreher spa di Milano, poi divenuta Heineken Italia. Nel 1999 lo stabilimento comincia ad essere utilizzato solo come impianto di imbottigliamento, nonostante producesse circa 500.000 ettolitri di birra l'anno, gran parte dei quali destinati al mercato siciliano. Otto anni dopo comincia la crisi. Heineken dice addio alla Sicilia. E poco dopo anche il progetto di alcuni imprenditori che avevano rilevato la fabbrica e i 41 operai per produrre la birra Triscele fallisce. «Cinque anni fa – racconta il neo presidente della coop Birrificio Messina, Mimmo Sorrenti, 58 anni, siamo rimasti senza lavoro, sono cominciate le proteste. Solo 15 lavoratori hanno deciso di creare la Coop e tornare a produrre, investendo 600 mila euro: il nostro Tfr. A Messina – aggiunge – non c'è lavoro per i giovani, chi perde il lavoro a 50 anni non ha futuro. L'unica risorsa era l'esperienza. Il mestiere di mastro birraio qui si tramanda da generazioni. Questo percorso è stato possibile grazie alla nostra tenacia, al sostegno del sindacato, delle istituzioni e di un cartello di finanziatori siamo riusciti a mettere in piedi il piano industriale. Da settembre produrremo birra di qualità e già abbiamo ricevuto ordini da ogni parte del mondo: dalla Tunisia all'Inghilterra».
Il birrificio oggi sorge all'interno di due capannoni dell'area industriale di Messina. La Regione li ha concessi in affitto alla Coop con alcune agevolazioni e nel 2021 diventerà di proprietà degli operai. «Questo percorso è cominciato tre anni fa, è stato possibile grazie ai lavoratori e al sostegno del governo – dice l'assessore alle Attività produttive, Mariella Lo Bello – Centra un obiettivo, che significa recupero di una tradizione, di posti di lavoro e di economia siciliana».
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