Politica

Messico, Lopez Obrador invoca la resistenza civile

Davanti a più di un milione di persone, lo sconfitto dalle ultime elezioni chiede per la seconda volta il riconteggio dei voti

di Daniele Biella

CITTA’ DEL MESSICO – Non si placa la protesta del candidato della coalizione progressista “Por el bien de Todos” verso quelle che reputa elezioni truccate.

Andres Manuel Lopez Obrador è sceso di nuovo in piazza ieri, per una marcia durata quasi quattro ore e assistita, secondo la polizia, da un milione e 100 mila persone.

Obrador ha chiamato i manifestanti a una resistenza civile e pacifica, adducendo che il riconteggio dei voti è necessario per la stabilità politica, economica e finanziaria del Paese.
“Istituiremo accampamenti di protesta fuori dai 300 consigli distrettuali – ha detto Obrador alla folla – e un comitato di cittadini deciderà di volta in volta le azioni future da mettere in atto”. Una nuova manifestazione di piazza è prevista per domenica 30 luglio.

Il candidato progressista, arrivato secondo dopo l’ultimo conteggio per meno di un punto percentuale, ha poi accusato direttamente il vincitore Felipe Calderòn accusandolo di aver “macchiato in modo fraudolento” il risultato delle elezioni del 2 luglio scorso.

“Non è ammissibile che i nostri avversari trovino rifugio in argomentazioni futili come la mancanza di tempo o di elementi tecnici per non andare al riconteggio dei voti – ha detto Obrador – Nessuno deve temere il risultaro di elezioni pulite”

Dal canto suo Calderòn, leader del PAN, Partito di Azione Nazionale, accusa Obrador di minacciare la stabilità interna del Messico con le sue dichiarazioni che incitano i cittadini alla rivolta.

Nel frattempo, la macchina governativa messicana, rimane al palo. I lavori di transizione tra Governo uscente e neoeletto non sono ancora cominciati. Marcelo Ebrard, l’attuale capo dell’esecutivo, dice che niente verrà fatto o deciso fino a quando non ci sarà tranqullità per le strade.

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