Politica

Merkel. Il rigore sbagliato

Dura sconfitta regionale della Cdu, ripercussioni in Europa?

di Franco Bomprezzi

Pesante sconfitta della Cdu, il partito di Angela Merkel nelle elezioni del Land Nord Reno-Westfalia. Un segnale che scuote l’Europa, all’inizio di un’altra settimana difficile, già resa pesante dall’instabilità politica della Grecia.

“Merkel ora è più debole” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che spiega subito: “La Cdu di Angela Merkel, il partito di maggioranza in Germania, alle elezioni del Nord Reno-Westfalia sfiora il tracollo. I voti. Secondo le proiezioni, è rimasta ferma al 26% dei voti (dal 34,6% ottenuto del 2010). In testa, con il 39%, c’è la Spd, i Verdi hanno raggiunto l’11,4, mentre i Pirati, con il 7,8, entreranno nel quarto parlamento regionale”. Il quotidiano di via Solferino dedica la pagina 2 alla Grecia e la 3 alla Germania: “Schiaffo alla Merkel dal Land più popoloso”. Due pezzi di Paolo Lepri. In apertura scrive: “È stata una doppia sconfitta per Angela Merkel. Gli elettori del Nord Reno-Westfalia hanno fatto precipitare il suo partito, la Cdu, ai minimi storici nel Dopoguerra (dal 34,6 per cento del 2010 al 26,3) e hanno riconfermato la fiducia a una donna, il governatore uscente Hannelore Kraft, che ha perseguito una politica completamente diversa da quella della cancelliera: più investimenti nelle infrastrutture, nell’educazione e nell’assistenza familiare e un approccio graduale alla riduzione di un indebitamento che nel Land più popoloso della Germania tocca la cifra record di 180 miliardi di euro. A vincere è stata la Spd, che balza dal 34,5 per cento al 39,1. Grazie all’11,4 dei Verdi, Hannelore Kraft dispone di quella maggioranza che le era mancata in questi due anni, in cui ha guidato un governo di minoranza”, ma aggiunge una spiegazione plausibile: “la responsabilità del crollo cristiano-democratico va addebitata in forte misura al candidato della Cdu, il ministro federale dell’Ambiente Norbert Röttgen, un quarantenne molto vicino ad Angela Merkel e indicato addirittura come una delle personalità in grado di raccogliere in futuro l’eredità della cancelliera. Röttgen ha sbagliato tutto, fin da quando ha escluso di rimanere nel Land a guidare l’opposizione in caso di sconfitta. Le sue immediate dimissioni dall’incarico di capogruppo regionale della Cdu non sono arrivate inattese”. E nel secondo pezzo, di taglio: “Nel Willy Brandt Haus, il quartier generale berlinese della Spd, dove un boato ha accolto alle 18.01 il catastrofico risultato dei cristiano democratici, nessuno voleva parlare ieri della possibilità di una «grande coalizione» per il futuro politico della Germania. Nonostante questo sia stato per settimane lo scenario previsto dagli analisti, nonostante in molti Länder dove si è votato recentemente, da Berlino alla Saarland, sia stato questo lo sbocco delle elezioni. Nonostante Gabriel, Steinmeier e Steinbrück partano largamente sfavoriti, in quanto a popolarità e consensi, rispetto alla cancelliera. Ma un governo rosso-verde come quello guidato dalla Kraft nella regione che produce un quinto del Pil tedesco potrebbe avere i numeri, tra poco più di un anno, anche in Germania”. In questo quadro incerto si comprende la delicatezza della situazione europea. Apertura di pagina 5: “Sfida sul rigore al vertice di Bruxelles”.

“Crolla la Merkel, bocciata l’austerity”. È questo il titolo scelto da REPUBBLICA per aprire l’edizione di oggi. Alla crisi europea il quotidiano di De benedetti dedicata le prime sette pagine dello sfoglio. L’analisi firmata da maurizio Ricci (“Il tramonto di un’egemonia”) mette la lente sulle nuove mosse di Bruxelles, che col nuovo scenario potrebbe puntare sui project bond e un piano di investimenti, basato su grandi progetti finanziati da privati con garanzie della Ue. Il retroscena italiano è invece raccontato da Francesco Bei, che parla di un premier ottimista. Questo l’incipit: «Qualcosa sta cambiando, la svolta è a portata di mano”. La nota di ottimismo con cui Monti colora la sua giornata, dopo che aveva descritto un’Italia preda di “forti tensioni sociali”, è la vera novità di giornata. Stando attenti a non lasciar filtrare un eccesso di gioia per la sconfitta della Merkel nel Nord Reno Westfalia, da Palazzo Chigi avvertono comunque che il vento sta effettivamente girando. E se la Cancelliera federale non si lascerà prendere dalla tentazione di irrigidirsi ancora di più, i prossimi saranno davvero “i dieci giorni che cambieranno il mondo”». Già oggi la prima sorpresa. Scrive il giornalista: « E in giornata una prima, importante, novità potrebbe arrivare dalla commissione “Econ” del Parlamento europeo, dove sarà messa ai voti la proposta di istituire un “Fondo di redenzione del debito” – sostenuta da Guy Verhofstadt, Daniel Cohn-Bendit e dall’italiano Roberto Gualtieri – per una garanzia collegiale europea di quella parte dei debiti che eccedono la quota del 60%». Infine da segnalare due interviste. La prima al premier belga Elio Di Rupo: «”I governi pensano solo all’austerità, ma così non si dà speranza alla gente”» e al premio Nobel Michael Spence che guardando alla Grecia dice: «”L’addio all’euro non sarebbe un dramma»”.               

“Germania, tracollo Merkel”, apre LA STAMPA: “Punita la linea dura di Berlino”.  Le ragioni della caduta della Cdu della Cancelliera (26,3%) in Nordreno-Vestfalia, surclassata dalla Spd di Hannelore Kraft (al 39,1%), sono approfondite dall’editoriale di Gian Enrico Rusconi, dal titolo “Cancelliera sotto tiro”. Secondo Rusconi quella uscita dalle urne ieri è una smentita degli elettori tedeschi alla linea del rigore imposto dalla Merkel nel suo paese, come in tutta l’Europa. Il voto all’Spd rappresenta le ragioni di una linea alternativa a quella di Angela, ovvero “la politica di «sostegno allo sviluppo» che la Merkel stigmatizza come «crescita attraverso i debiti». È la stessa denuncia che la Cancelliera fa tutti i giorni per bloccare le varie proposte avanzate molto cautamente da altri paesi europei. La Merkel ora ha il nemico in casa. Adesso la Spd dovrebbe uscire dalla sua eccessiva timidezza verso il governo”. E ancora: “Un Land da solo non fa nessuna «primavera di crescita». L’impresa di contenere e contrastare la recessione devastante che colpisce l’Europa (che sinora ha risparmiato relativamente la Germania) deve necessariamente essere un’impresa comune. Deve contenere una grande strategia innovativa, condivisa a livello di Unione. Occorre convincere la classe dirigente tedesca centrale che la sua strategia di puro rigore non è affatto la più saggia né la più razionale per l’Europa, come invece ritiene la cancelliera Merkel. Anche se questa da un paio di settimane abilmente e prontamente ha inserito nei suoi discorsi la parola magica «crescita», che ora gira come nuovo slogan retorico nella comunicazione pubblica europea”. 

E inoltre sui giornali di oggi:

BENEDETTO XVI
CORRIERE DELLA SERA – “Il Papa: l’Italia non si scoraggi”, scrive Gian Guido Vecchi a pagina 9: “La solidarietà, gli stili di vita più essenziali contro l’illusione dell’effimero: il Papa esorta a superare le «logiche puramente materialistiche che spesso segnano il nostro tempo e finiscono per annebbiare proprio il senso della solidarietà e della carità». Ricorda che la crisi economica «colpisce in particolare le fasce più deboli e preoccupa non poco i giovani», consapevole che «la complessità dei problemi rende difficile individuare le soluzioni più rapide ed efficaci per uscire dalla situazione presente». Quindi spiega: «La Parola di Dio è un forte invito a vivere l’amore di Dio verso tutti; la cultura di queste terre ha, tra i suoi valori distintivi, la solidarietà, l’attenzione ai più deboli, il rispetto della dignità di ciascuno»”.

PAGAMENTI DELLA PA
IL SOLE 24 ORE – Richiamo in prima pagina “Pagamenti della Pa: il rispetto dei tempi vale 5 miliardi di Pil”. «Pagare nei tempi porta benefici al sistema. La frase può apparire provocatoria in un Paese dove la sanità pubblica arriva a saldare le fatture a 1.600 giorni e in cui il debito con le imprese si aggira sui sessanta miliardi. Lungi dall’essere una provocazione, però, l’affermazione è il risultato dell’analisi del Financial Intermediation Network of European Studies (Finest), che ha misurato la maggior ricchezza del Paese nel caso in cui l’amministrazione pubblica pagasse nei tempi previsti dalla direttiva europea. Tre i benefici conseguenti: uno diretto, legato all’incasso nei tempi delle imprese creditrici; uno indotto, legato ai maggiori redditi per le famiglie (delle imprese creditrici e di quelle che le forniscono); uno dinamico, costituito dai  minori fallimenti delle imprese creditrici per mancanza di liquidità. Dalle due simulazioni – una che ha ipotizzato pagamenti a 30 giorni e l’altra a 90 – emergono numeri importanti (si veda infografica). Se nel 2011 in Italia la Pa avesse pagato a 30 giorni, infatti, il Pil del Paese sarebbe stato dello 0,83%, invece che dello 0,5%, con un beneficio in valore di 5,3 miliardi di euro. Un vantaggio rilevante per un Paese in recessione che continua ad avvitarsi intorno ai propri debiti. Anche ipotizzando tempi meno ristretti (i 90 giorni attualmente in uso, ma quasi mai rispettati), il beneficio sarebbe comunque importante: 3,2 miliardi in più per un Pil dello 0,7% (con un vantaggio di 0,2%)».

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