Welfare

Merende e integrazione. Ma al Parco Trotter ora vogliamo una sfilata di moda

Un'associazione di 350 "Amici", italiani e stranieri, che dal 94 è il motore del quartiere

di Redazione

Per fortuna ci sono le mamme del parco Trotter. In via Padova e dintorni tutti sanno chi sono: «Hai un problema, una necessità? Vai da loro e trovi aiuto», è il passaparola più gettonato della zona. In realtà, più che di sole madri si tratta di vere e proprie famiglie di volontari: sono i genitori degli studenti del Polo scolastico statale “Casa del sole” (situato all’interno del parco pubblico) e i loro stessi figli. «Oggi tra italiani e stranieri siamo in 350, ma ogni anno c’è un nuovo innesto», racconta Lella Trapella, 57 anni, dal 2007 attivissima presidente dell’associazione Amici del Parco Trotter e madre di due figlie di 21 e 18 anni «passate anche loro dalla scuola del Trotter, che oggi ha sei alunni stranieri su dieci, di cui però il 90% è di seconda generazione, quindi nato in Italia». Laboratori, doposcuola, corsi di lingua italiana per adulti, un vero e proprio teatro con tanto di programmazione, un mensile (T serve) che racconta la vita della community, un archivio storico della zona, e molto altro ancora: le attività dell’associazione non si fermano mai, e sono frequentatissime.
Qual è la ricetta vincente? Di certo l’ubicazione del parco-scuola («vero e proprio calmieratore sociale», specifica Trapella). Posto nel cuore della via, facilita la sana aggregazione, «ma ci vuole un ingrediente in più: l’ascolto dei bisogni degli utenti», spiega la presidente degli Amici del Trotter, «da sempre cerchiamo rapporti diretti soprattutto con le nuove famiglie di migranti, che si lasciano inserire senza problemi». Altro che arditi tentativi di integrazione, «basta una gara di torte, una merenda assieme in cui ognuno porta le proprie specialità», e il gioco è fatto. «Poi queste famiglie parlano di noi agli amici, ed è così che cresce la comunità».
L’associazione, nata nel 1994 con l’idea di creare la prima città dell’infanzia a Milano e di tutelare gli spazi dall’abbandono e dall’affarismo immobiliare che in quell’epoca aveva mire sul parco, si sostiene oggi grazie alle quote associative, al 5 per mille e a finanziamenti privati, come quello di Fondazione Cariplo, che ha promosso la rete di coesione sociale “Rane volanti”.
«Con altri enti non profit organizziamo eventi culturali per far capire che da via Padova partono molti messaggi positivi (il più riuscito è, in primavera, l’iniziativa “Via Padova è meglio di Milano”, ndr)», sottolinea Trapella, che lancia un messaggio al Comune: «Per far compiere alla zona un vero salto di qualità basta mettere in sicurezza le case fatiscenti». Niente ordinanze restrittive, ma interventi di riqualificazione e promozione sociale. «Perché non tenere nella nostra via la prossima edizione della critical fashion, la sfilata di moda etica? È qui che va fatta la vera cooperazione».

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