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Mercenari: Usa e Gb difendono la “licenza di uccidere”

A Ginevra è scontro con le ong che chiedono il via libera di una Convenzione internazionale sui contractors privati. Ecco i risultati del gruppo di lavoro

di Benedetta Verrini

Sono stati definiti “i nuovi pirati”, perché prosperano nelle no man’s land create dalle guerre e nei paesi “tutorati” dalle missioni delle Nazioni Unite: sono i mercenari delle compagnie di sicurezza private, attive in Iraq, in Medio Oriente e in Africa.
Di loro e della loro sostanziale “licenza di uccidere” si è parlato a Ginevra nel corso di una sessione del Consiglio Onu per i Diritti Umani, in cui ong e governi si sono confrontati sulla fattibilità di un provvedimento internazionale che ne regolamenti l’azione, una “Convenzione per regolamentare le Compagnie Militari e di Sicurezza Private (PMSCs)”.
L’urgenza di una presa di posizione è stata ampiamente testimoniata dall’Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (a cui si è affiancata l’italiana Rete Italiana per il Disarmo attraverso i delegati di Un Ponte Per… e Mani Tese). Gli interventi hanno evidenziato la gravità della violazioni dei diritti umani ad opera dei contractors internazionali in Iraq, denunciando la loro partecipazione, al fianco delle truppe regolari, a bombardamenti aerei indiscriminati, omicidio e stupro di civili.
Attualmente, in questi territori, le “multinazionali della guerra” svolgono attività militari che sono tradizionalmente di competenza statale (come l’interrogatorio dei prigionieri) e sono sempre più utilizzate per garantire la sicurezza nazionale, dall’amministrazione delle carceri al trasporto detenuti. «La loro filosofia di minimizzare il rischio di attacco, nel corso delle loro missioni, fa sì che siano sempre le prime ad aprire il fuoco, e poco importa se le vittime non erano militari ma civili innocenti», sottolinea Martina Pignatti, presidente di Un Ponte Per…, che sottolinea come la tendenza alla “privatizzazione” delle operazioni militari e di sicurezza sia ormai cresciuta tanto da minacciare la sovranità degli Stati e la loro capacità di salvaguardare i diritti umani fondamentali.
Infatti le popolazioni locali non hanno la possibilità di reagire: mandanti ed esecutori dei crimini restano impuniti, a causa della lunghezza e del costo dei processi, così come dell’indisponibilità degli Stati ad assistere legalmente le vittime e dell’assoluta inefficacia dei meccanismi di ricorso non giudiziari, come quelli stabiliti dalle linee guida OCSE sulle imprese multinazionali.

Il no di Usa e Gran Bretagna
C’erano abbastanza argomentazioni per far procedere il lavoro sulla Convenzione ma, clamorosamente, i referenti del governo americano e inglese hanno rifiutato l'ipotesi, e l'intera Unione Europea si è allineata a questa posizione (i referenti di vari paesi membri dell'UE hanno dichiarato di non potersi schierare a favore di una Convenzione finché non vi sarà consenso tra tutti i paesi occidentali). «Questo atteggiamento non ci stupisce», dichiara Pignatti. «Il 70% dei contractors privati ha sede in America e Inghilterra».
Di fronte a questo muro, l'intervento delle ong, unite nella nuova Coalizione Internazionale per il controllo delle PMSCs, ha aperto almeno uno spiraglio: i tecnici del gruppo di lavoro hanno ottenuto una proroga di due anni e lavoreranno ora con referenti istituzionali. La speranza, dunque, è che la prossima bozza di convenzione, redatta con la partecipazione attiva dei diplomatici, possa essere presa in esame dai governi.
Da oggi è disponibile il rapporto ufficiale del gruppo di lavoro sul sito ufficiale del Consiglio dei Diritti Umani: si chiude con la raccomandazione di approfondire gli aspetti legati ai diritti umani e alla denuncia delle violazioni, e quella di esaminare l'avanzamento delle legislazioni nazionali per la registrazione, licenza e appalto di PMSCs.
Le ONG irachene ne discuteranno con i partner internazionali nella prossima Conferenza dell'Iraqi Civil Society Solidarity Initiative, in programma a Bassora il prossimo ottobre. In Italia, la Rete Disarmo lavorerà affinché le nostre istituzioni si attengano agli standard di regolamentazione non vincolanti che già raccolgono consenso internazionale, come quelli sanciti dal Documento di Montreux.

Segui la campagna e firma a sostegno della dichiarazione delle ONG sul blog controlpmsc.org

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