Ha tradotto Sofocle e Green, ha scritto per il teatro e la Smemo, e ha liberato il noir italiano dal provincialismo; Montanari torna in libreria con La verità bugiarda.
Un titolo particolare… è un amante delle ambiguità?
Nel libro, come nella vita, tutti mentono su se stessi. Ma la menzogna dice tanto quanto la verità, su chi la proferisce: nei rapporti con le persone, per esempio, la prima impressione finisce per essere esatta, anche se è fatta soprattutto di menzogne. La verità è sopravvalutata: bisogna imparare ad ascoltare anche le menzogne.
Ha definito la sua scrittura una ?scarnificazione?: perché?
Sono partito con un linguaggio più muscolare: volevo quasi dimostrare di saperlo usare bene. Tipico degli autori giovani. Oggi il mio linguaggio è totalmente al servizio della narrazione.
Scrive: «Forse un uomo può uccidere e dimenticarsene». Lei cosa ha dimenticato?
Il male che ho fatto agli altri. Se lo avessi sempre davanti agli occhi, non potrei vivere.
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