Scuola

Mense scolastiche, il piatto è freddo

Pubblicato il nuovo avviso pubblico finanziato dal Pnrr per la ristrutturazione o la costruzione di mense nelle scuole del primo ciclo: sono 515 milioni di euro. Obiettivo mille mense, per sostenere la diffusione del tempo pieno. Un'ottima notizia, anche se secondo gli impegni che ci siamo presi con la Child Guarantee a quest'ora dovremmo essere vicini alle mense gratuite...

di Sara De Carli

Mille mense scolastiche, nuove o riqualificate, nelle scuole del primo ciclo, così da sostenere la diffusione del tempo pieno,  ampliare l’offerta formativa delle scuole e renderle sempre più aperte al territorio anche in orario extrascolastico.  È questo l’obiettivo della Missione 4 – Componente 1 del Pnrr, che con l’investimento 1.2 “Piano di estensione del tempo pieno e mense” stanzia 960 milioni proprio per le mense. Dopo il primo “piano mense” del dicembre 2021, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato ora un secondo decreto da 515 milioni di euro (decreto 4 luglio 2024, n. 133) di cui il 29 luglio è stato pubblicato l’Avviso. Almeno il 40% delle risorse è destinato a candidature proposte da parte di enti locali appartenenti alle Regioni del Mezzogiorno.

Sono finanziabili proposte progettuali relative esclusivamente alla costruzione, riconversione e messa in sicurezza e ristrutturazione di spazi adibiti a mense scolastiche appartenenti a edifici pubblici destinati al primo ciclo di istruzione e ai convitti. I lavori devono essere affidati entro il 31 gennaio 2025, consegnati entro il 31 marzo 2025, terminati entro il 31 marzo 2026 e collaudati entro il 31 giugno 2026. Gli enti locali devono, inoltre, impegnarsi nel mantenere per almeno cinque anni la destinazione d’uso scolastico per gli edifici oggetto del finanziamento e le mense devono essere dimensionate in funzione del numero di studentesse e studenti che ne beneficeranno.

«Investire sulle mense significa consentire alle scuole di ampliare il tempo pieno, a favore degli studenti ma anche delle famiglie e delle donne lavoratrici. Una esigenza che è particolarmente avvertita al Sud, a cui abbiamo destinato almeno il 40% delle risorse», dichiara il ministro Valditara. «Il nostro obiettivo è una scuola in cui tutti gli studenti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, abbiano le stesse opportunità di successo formativo. Anche così si riunisce l’Italia».

Investire sulle mense significa consentire alle scuole di ampliare il tempo pieno, a favore degli studenti ma anche delle famiglie e delle donne lavoratrici. Una esigenza che è particolarmente avvertita al Sud

Giuseppe Valditara

I dati: a mensa solo un alunno su due

Dai dati del Portale unico dei dati della scuola emerge che attualmente al Sud solo il 26% degli istituti che ospitano scuole primarie è dotato di mensa, contro il 54% del Centro Nord, e solo il 38% degli istituti che ospitano scuole dell’infanzia è dotato di mensa, contro il 65% del Centro Nord. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro.

Secondo il recente policy paper di Save the Children e dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani “Mense scolastiche: un servizio essenziale per ridurre le disuguaglianze”, in Italia poco più di un bambino su due (55,2% degli alunni della scuola primaria) ha accesso alla mensa scolastica, con differenze territoriali molto rilevanti: si passa infatti dai valori compresi tra il 6% e l’8% nelle province di Palermo, Ragusa e Siracusa, al 96% di Firenze. Sono cinque Regioni del Sud a registrare le percentuali più basse di alunni che usufruiscono del servizio di refezione scolastica: l’11,2% in Sicilia, seguito dal 16,9% in Puglia, il 21,3% in Campania, il 25,3% in Calabria e il 27,4% in Molise. Liguria (86,5%), Toscana (82,7%) e Piemonte (79,4%) sono invece le Regioni più virtuose.

Il servizio mensa nelle scuole è essenziale per garantire agli studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. Non per nulla la gratuità della mensa scolastica è un obiettivo previsto nero su bianco anche dal Piano di azione nazionale per l’attuazione della Garanzia europea per l’Infanzia, che come primo step prevedeva l’accesso gratuito alla mensa scolastica per tutte le bambine e i bambini con Isee inferiore a 9.500 euro già a partire dal 2022/23: obiettivo di cui si sono assolutamente perse le tracce.

Rendere gratuita la mensa scolastica, prosegue il report di Save the Children, comporterebbe una spesa di Bilancio che oscilla tra i 243 milioni di euro l’anno e i 2,4 miliardi circa, a seconda che il servizio sia offerto gratuitamente al 10% degli studenti delle scuole primarie o alla totalità.

La mensa scolastica come servizio pubblico essenziale

La VII Indagine sulle mense scolastiche di Cittadinanzattiva, pubblicata a maggio, ha rilevato come una famiglia italiana spenda in media 84 e 85 euro al mese durante l’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla primaria. La regione mediamente più costosa è la Basilicata (109€ mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria).

In Italia il 2,5% dei minori non può permettersi un pasto proteico al giorno. Per questo da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, rendendo il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini che vivono in povertà assoluta

Adriana Bizzarri

«Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno», dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva.

«Nel frattempo riteniamo prioritario che la Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii una indagine conoscitiva per individuare un piano di interventi su aspetti quali: qualità e costo delle derrate alimentari, filiera di approvvigionamento, rispetto dei menù, ruolo delle Commissioni Mensa, fasce di agevolazione nelle tariffe, sistema degli appalti, condizioni lavorative del personale addetto, rispetto dei CAM, monitoraggio dei programmi pubblici mense bio e frutta e verdura a scuola, progetti di educazione all’alimentazione corretta».

L’analisi del primo “piano mense” finanziato dal Pnrr

Secondo il report di Cittadinanzattiva, su 1.052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati con la prima tranche del Pnrr, facendo riferimento alle graduatorie di giugno 2023, il Sud riceve la metà delle risorse, contro il 58% previsto da piano originario. Inoltre, sul totale degli interventi previsti a livello nazionale, poco più della metà (541 su 1.052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa; per il 21% si tratta di interventi di demolizione, ricostruzione ed ampliamento e per il 28% di riqualificazione, riconversione e messa in sicurezza di spazi e mense preesistenti.

Cittadinanzattiva propone di riconoscere le mense scolastiche come servizio pubblico essenziale e nel frattempo chiede di impedire qualsiasi forma di esclusione dai bambini le cui famiglie siano in condizioni di povertà; contrastare i casi di morosità ingiustificata; uniformare le tariffe minime e massime, almeno per aree territoriali del Paese (Nord, Centro e Sud). Oltre a ciò andrebbe predisposto fin d’ora un piano quinquennale, successivo al Pnrr, per costruire nuove mense e arrivare a garantire il tempo pieno, a partire dalla scuola primaria e soprattutto nelle aree del Sud, in quelle interne e ultra-periferiche del Paese. 

Le scadenze del bando

Gli enti locali interessati al nuovo “piano mense” dovranno far pervenire la propria candidatura entro le ore 18 del 6 settembre 2024. Il ministero dell’istruzione e del merito si riserva, all’esito di questa selezione e tenendo conto delle candidature presentate, di individuare eventuali ulteriori economie del medesimo piano da destinare agli interventi in graduatoria al fine di consentire il raggiungimento di milestone e target previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Foto di Sergey Makashin su Pexels


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