Volontariato

Mense, nessuna deroga.

Tutti i luoghi in cui si prepara e distribuisce il cibo sono “industrie alimentari”

di Redazione

La campagna lanciata da ?Vita? sul numero 37 riguardo le norme che disciplinano la preparazione e somministrazione dei pasti nelle comunità ha riscosso molto interesse tra i lettori. In pochi giorni ci sono infatti arrivate parecchie adesioni, tra cui abbiamo scelto le più significative perché maggiormente documentate, che vi proponiamo in sintesi: «Aderiamo in pieno alla campagna circa l?adeguamento delle norme previste dalla legge 155/97 (…). Un conto è trovare gli strumenti e i controlli conseguenti affinché tutti facciano responsabilmente e con qualità il proprio dovere. E qui norme esistono già, anche a livello regionale. Altro discorso è il buon senso, soprattutto quando si va ad intaccare passaggi ed aspetti fondamentali del progetto di accoglienza che ormai caratterizza questo tipo di strutture, e che verrebbe pesantemente stravolto nei suoi principi di fondo». Firmato, padre Danillo Salezze, responsabile del villaggio S. Antonio di Noventa Padovana (Padova). D?accordo con il religioso è anche l?associazione fiorentina Progetto Arcobaleno, che così ci ha scritto: «Proprio in questo periodo stiamo adeguando la struttura per le tante norme che ci vengono richieste. Purtroppo mano a mano che andiamo avanti ci rendiamo conto che questi adeguamenti snaturano il rapporto più familiare, necessario a nostro parere per il cammino di recupero dell?ospite. Aderiamo quindi molto fortemente e prontamente a questa iniziativa». Da ultimo, ecco cosa segnala la signora Maria Grazia Breda del Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti di base di Torino: «Condividiamo le preoccupazioni sollevate dall?articolo pubblicato su ?Vita? e ci auguriamo che si possa intervenire nuovamente sul tema». Ecco dunque l?occasione per chiarire ciò che dice la legge. È appena il caso di ricordare che siccome la risposta ministeriale dà corpo alle aspettative peggiori delle associazioni, ci sarà ancora spazio per raccogliere le eventuali richieste di modifica della normativa. Che però al momento va interpretata così come il ministero della Sanità, sollecitato la settimana scorsa da?Vita?, ha chiarito: «Le norme del decreto legislativo 155/97 si applicano a tutte le industrie alimentari» recita il parere ministeriale arrivato alla nostra redazione. «Ciò significa che chiunque eserciti una delle attività previste dal decreto legislativo (?la preparazione, la trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento, il deposito, il trasporto, la distribuzione, la manipolazione, la vendita o la fornitura, compresa la somministrazione di prodotti alimentari?), con o senza fini di lucro, è soggetto alle disposizioni del suddetto decreto». Il ministero così prosegue, affrontando più direttamente il problema sollevato dalle associazioni: «In considerazione delle implicazioni economiche che comporta l?applicazione del decreto 155/97 specialmente per le piccole industrie e per le diverse realtà socio-culturali – è stato previsto un differimento dei termini previsti dalla norma per permettere alle industrie di adeguarsi ai requisiti richiesti. Con l?entrata in vigore della legge 21 luglio 1999 n. 236 le industrie alimentari con un numero massimo di dipendenti pari a 5 devono adeguarsi alle disposizioni del decreto legislativo 155/97 entro il 31 marzo 2000, mentre le sanzioni amministrative pecuniarie di cui all?art. 8 comma 1 del decreto in questione si applicano a decorrere al 1° aprile 2000». Fatta la dovuta chiarezza, ribadiamo che la nostra redazione è come sempre aperta a chiunque volesse intervenire di nuovo su questo argomento (fax 02.55190397, e-mail


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