Politica

Meno zavorre e più reti, per favore

Andrea Tomat, presidente degli industriali trevigiani, ha un’idea chiara sul voto del Nord-Est: «Abbiamo bisogno di network. Ci danno solo lacciuoli...»

di Francesco Maggio

«I l voto del Veneto? Ha fatto riemergere la questione settentrionale. Ma non è una barricata. Il nuovo governo ora pensi a superare le contrapposizioni che rischiano di dividere la società italiana». è Andrea Tomat che parla. Subito dopo il voto, l?imprenditore della Lotto, presidente di Unindustria Treviso e della Fondazione Nord Est, non ha perso tempo a indicare quelle che sono, a suo avviso, le priorità dell?esecutivo che verrà. Che ribadisce, in dettaglio, a Vita.

Vita: Presidente perché, a suo avviso, i ceti produttivi del Nord non si sono sentiti rappresentati dall?Unione?
Andrea Tomat: Credo per una ragione molto semplice: perché, evidentemente, hanno rilevato che in una parte non trascurabile dell?Unione vengono sostenute posizioni antitetiche e antagoniste al mondo delle imprese, all?organizzazione di tipo capitalistico. è facile comprendere un certo scetticismo circa la capacità di queste parti politiche di rappresentare il sistema delle imprese.

Vita: Lei ha dichiarato che è indispensabile avere l?intelligenza politica di dare rappresentatività visibile al Nord-Est nella squadra e nelle decisioni di governo. A cosa si riferiva?
Tomat: Il Nord-Est è un?area che, per ragionare attorno a schemi piuttosto semplici, si è sviluppata grazie a un?etica del lavoro molto diffusa e profonda. Qui la piccola e media impresa, il ?popolo? delle partite Iva, i distretti industriali sono protagonisti. è un dato di fatto che quest?area, con il suo alto tasso di imprenditorialità, contribuisca in modo significativo alla produzione di reddito e benessere per l?intera società italiana. Se simili peculiarità del territorio sono un fatto positivo, è altrettanto vero che non c?è mai stata una loro adeguata rappresentanza politica che poi si traducesse in concrete scelte coerenti. è ora di porvi rimedio.

Vita: Di cosa ha più bisogno oggi il Nord- Est?
Tomat: Di infrastrutture sia materiali che immateriali. Parliamo di strade, aeroporti, ferrovie ma anche di network di reti informatiche e di capitale umano. C?è bisogno di meno burocrazia, di regole certe, di un?amministrazione più efficiente, di un costo del lavoro meno pressante e più competitivo rispetto a quello di altri paesi. Viviamo una fase storica nella quale il concetto di distretto sta subendo radicali trasformazioni alla luce delle nuove interconnessioni mondiali cui sono sottoposte le imprese. La politica come si pone di fronte a queste sfide: ha intenzione di accettarle o di subirle?

Vita: A proposito di distretti, che ne pensa della commissione governativa che, entro ottobre, dovrà delinearne un quadro giuridico?
Tomat: Premesso che quello dei distretti è un tema complesso, mi auguro che la commissione non produca altra burocrazia. Per esempio, sulla fiscalità di distretto oppure sui bond di distretto ho qualche punto di domanda. Secondo me il distretto rimane una realtà vincente se rimane ?leggero?, se si rivela capace di aggregare e coagulare forze attorno a progetti ben definiti. I soggetti che possono farlo ci sono già: Camera di commercio, organizzazioni sindacali, imprenditoriali e artigiane. Questi soggetti dovrebbero ?intersecarsi? per dar vita a progetti specifici per gruppi di imprese e distretti che assomigliano sempre più a filiere piuttosto che a distretti tipici.

Vita: Nei giorni scorsi il segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, ha dichiarato che «l?italiano il bene comune non lo capisce più». E che «il centrosinistra dovrà giocare sugli interessi scoordinati per riuscire farsi capire dal Nord». Anche le imprese del Nord-Est hanno perso l?idea di bene comune?
Tomat: Direi il contrario. Le nostre imprese hanno molto radicata la cultura del bene collettivo, l?interazione con la comunità delle aziende è costante. Noi con i 98 sindaci del nostro territorio lavoriamo bene insieme, realizziamo progetti, magari talvolta ci scontriamo ma la dialettica è sempre aperta e proficua. Semmai rilevo che è proprio l?ente pubblico meno vicino al territorio, quello più ?centralizzato?, che ha smarrito l?idea di bene comune.

Diamanti dixit
Ma quale questione settentrionale, quello del Nord è solo un falso mito. A smontare ?pezzo per pezzo? il risultato elettorale ci ha pensato Ilvo Diamanti, che ha dimostrato che gli elettori del Nord alle politiche hanno votato più che per protesta o ?amore?, per diffidenza. E che a beneficiarne sono stati Udc e An, a fronte del calo di Lega e Forza Italia.

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