Meno tasse ai volontari. È questo lo slogan con cui il Consiglio regionale dell?Emilia Romagna porta avanti la sua battaglia contro una legislazione fiscale che inserisce nella dichiarazione dei redditi le somme percepite dai volontari a titolo di rimborso spese. Oggi chi presta la propria opera gratuitamente in lavori socialmente utili, soprattutto se alle dipendenze degli enti locali, è costretto a dichiarare al fisco anche i rimborsi forfettari oltre alle indennità di missione fuori dal comune di residenza, che diventano quindi soggetti all?Irpef, alla tassa sulla salute, e possono provocare cumuli di redditi svantaggiosi e perdite di benefici. Il rischio è quello di disincentivare il volontariato, tanto che il numero dei volontari presso i comuni si è dimezzato.
Per evitare questo, i consiglieri emiliani, primo fra tutti il pidiessino Girolamo Ielo, hanno elaborato un disegno di legge indirizzato al Parlamento e approvato con la sola astensione di Rifondazione Comunista nel quale si chiede che i rimborsi per le spese forfettarie fino a 14 mila lire giornaliere e per quelle sostenute e documentabili (trasporti, vitto e alloggio) non vadano considerate come forma di reddito. Così anche gli enti locali e le associazioni ne trarrebbero un vantaggio, non essendo costretti ad applicare le ritenute fiscali, a tenere e conservare le contabilità del sostituto d?imposta, a rilasciare a fine anno il relativo certificato, anche per somme irrisorie. Inoltre nella proposta legislativa, si chiede che le indennità di missione vengano erogate solo se l?attività del volontario sia stata eseguita al di fuori del comune di residenza.
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