Volontariato

Meno strutture, più relazioni: una sfida per il volontariato

L'intervento della portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore: «I più giovani, in particolare, valorizzano nel volontariato la dimensione relazionale, la costruzione di legami, lo sviluppo di empatia, ma al tempo stesso tendono a vedere nelle forme più sporadiche e spontanee di impegno (il cosiddetto “volontariato liquido”) la componente più autentica»

di Vanessa Pallucchi

In un Paese che cambia, travolto – e a volte stravolto – dalle trasformazioni sociali, culturali ed economiche degli ultimi anni, a cambiare è anche la percezione della società, delle istituzioni, del ruolo di ciascuno all’interno di una comunità. Alcuni sistemi di valori si modificano e nascono nuove priorità, sociali e individuali. E il volontariato, che permea tutto il Terzo settore e che in Italia rappresenta un’energia sociale straordinariamente grande, in termini di dimensioni e soprattutto di contributo apportato allo sviluppo dei territori, non è esente da questo processo.

La piccola, ma comunque significativa, indagine non statistica che è stata condotta nelle piazze di Cosenza e Bergamo in occasione dell’iniziativa “Diamo voce alla solidarietà” per la Giornata Internazionale del Volontariato (in foto un momento dell'evento di Bergamo, ndr), ci restituisce un quadro molto interessante da questo punto di vista. Innanzitutto perché lascia intravedere i segni di una cultura individualista che è cresciuta nel tempo, di un modello di sviluppo che concede sempre meno spazio al tempo libero, alla cura di sé e del prossimo, della disaffezione nei confronti delle istituzioni e della politica e la conseguente diffidenza verso ciò che è percepito come molto strutturato.

Ma le considerazioni riportate nel report di Effetto Larsen e ON! sono interessanti anche e soprattutto perché ci raccontano che lo slancio verso l’impegno sociale e il riconoscimento della sua importanza non sono affatto venuti meno, anzi, e questo nonostante stiano cambiando le motivazioni, le modalità e il senso dato al volontariato.

Ecco allora che i più giovani, in particolare, valorizzano nel volontariato la dimensione relazionale, la costruzione di legami, lo sviluppo di empatia, ma al tempo stesso tendono a vedere nelle forme più sporadiche e spontanee di impegno (il cosiddetto “volontariato liquido”) la componente più autentica. Dalle nuove generazioni emerge il bisogno di dare senso alla propria esistenza, di fare esperienza di valori forti, di credere nella solidarietà, ma anche bisogno di costruire qualcosa di nuovo.

Tutto ciò richiama a una delle più grandi sfide che il Terzo settore ha davanti: quello di riuscire a cogliere nel cambiamento una leva di rinnovamento, per non disperdere le energie positive di questo Paese ma, al contrario, attivarle e connetterle, per realizzare insieme una società più coesa, che costruisca solidarietà quotidianamente e non solo nelle situazioni di emergenza. Il presupposto è chiedersi cosa significhi rappresentare oggi l’energia del volontariato e come organizzarla in azioni e valori condivisi.

Il volontariato è presente in ogni ambito sociale, soprattutto quello legato alla promozione culturale e sportiva: spesso è solo grazie ai volontari se sono aperti i doposcuola, i campi estivi o i musei, se esistono le bande musicali di paese o le associazioni sportive. Parliamo di attività che sfuggono alla narrazione, a volte molto retorica, di un volontariato inteso come “buona volontà”, ma il cui valore è inestimabile, perché si inseriscono concretamente in un disegno di società più giusta e inclusiva, perseguibile e realizzabile ogni singolo giorno. Una società animata da cittadinanza attiva e consapevole, che vede un presente e un futuro migliore e si adopera per costruirlo.

L’iniziativa promossa quest’anno per il 5 dicembre ha avuto come obiettivo quello di iniziare un percorso di ascolto, perché crediamo che ce ne sia urgente necessità, soprattutto rispetto alle nuove generazioni. L’ascolto dovrà rafforzare l’impegno di tutto il Terzo settore nella sua capacità di fare rete, creare connessioni. Perché è la parola “insieme” ciò che fa e farà sempre la differenza nella risposta a un bisogno sociale, così come nella realizzazione di un’idea.

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