Economia

Meno scartoffie più ricerca e un fisco amico

Intervista a Milena Cannizzaro: "Le imprese italiane,hanno troppi limiti al loro sviluppo.Occorre toglierli,e non sacrificare strumenti utili, come Fertilità. O la +Dai -Versi"

di Paola Mattei

Affrontare in termini strutturali i limiti che ostacolano la crescita e la competitività delle imprese italiane. Potrebbe essere riassunto in questo modo il pacchetto di proposte lanciato da Confcooperative a Palazzo Chigi durante l?incontro di fine febbraio tra governo e parti sociali convocato per illustrare le linee guida sulla competitività. Chiediamo di approfondire a Milena Cannizzaro, coordinatrice di Federsolidarietà. SocialJob: Come giudica il dibattito sulla competitività in corso, dal punto di vista della cooperazione sociale? Milena Cannizzaro: Naturalmente occorre prima di tutto tenere presente che le cooperative sociali sono pur sempre delle imprese e dunque, come ogni altra impresa, avvertono l?urgenza di un intervento che ridia slancio al sistema Paese. Da questo punto di vista ci sembra che l?impianto complessivo prospettato dal governo sia interessante e positivo. Certo sarà determinante un intervento deciso per affrontare i limiti strutturali che minano la competitività delle imprese italiane: occorre intervenire per semplificare gli adempimenti amministrativi, favorire lo sviluppo della ricerca, promuovere l?integrazione delle imprese – una via seguita già da tempo dalle cooperative sociali, capaci di mettersi in rete con ottimi risultati – e fornire loro migliori servizi. SocialJob: In che modo il provvedimento sulla competitività potrebbe sostenere la capacità della cooperazione sociale di produrre crescita e occupazione? Cannizzaro: Nella riforma degli incentivi occorre tenere conto delle peculiarità strutturali e gestionali di settori e tipologie imprenditoriali, per massimizzarne l?efficacia. È noto, ad esempio, che senza adattamenti la 488 rimane poco utilizzabile dalle imprese cooperative. Nello specifico delle cooperative sociali, però, credo che si debba prestare la massima attenzione alla fiscalità del terzo settore. Nel disegno di legge sulla competitività è stato ripreso il progetto di legge +Dai -Versi, un fatto decisamente positivo ma ancora non sufficiente. SocialJob: Pensa ad altre azioni? Cannizzaro: Senz?altro sarebbe utilissimo rifinanziare il progetto Fertilità, un?azione dall?esito positivo pressoché garantito. Nel 2003, infatti, gestito come progetto pilota da parte di Sviluppo Italia per conto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Fertilità ha finanziato con 30 milioni di euro oltre 190 progetti, creato 1.200 nuovi posti di lavoro e occupato circa 700 persone svantaggiate. La nostra proposta è quella di trasformarlo in uno strumento agevolativo a sportello. Un?altra nostra richiesta, davvero non impegnativa in termini di risorse ma dagli effetti più che benefici, consiste nel confermare l?interpretazione tradizionale dell?Iva per le cooperative sociali, eliminando però le decorrenze introdotte in Finanziaria nonché il tetto di spesa previsto. Infatti il combinato disposto della legge 381/91, del dpr 460/97, nonché della circolare del ministero delle Finanze n. 168/98, già consente l?applicazione del regime 4% dell?Iva su tutti i servizi sociosanitari ed educativi gestiti da cooperative sociali. Se tale regime venisse modificato ne deriverebbero enormi difficoltà finanziarie per tali cooperative, soprattutto per quelle che più hanno investito in qualità, innovazione, strutture e progetti impegnativi e che hanno garantito nel 2004 oltre 20mila nuovi posti di lavoro. SocialJob: Molte parti sociali hanno enfatizzato la necessità di un impegno sul Mezzogiorno: il tema vi sta a cuore? Cannizzaro: Senza dubbio: nell?ambito della competitività, la crescita del Mezzogiorno rappresenta una condizione essenziale. Nel Sud Federsolidarietà nell?ultimo quadriennio ha visto raddoppiare le sue cooperative, i soci, i lavoratori e il fatturato. Sono cresciute in particolare le cooperative sociali di inserimento lavorativo, a dimostrazione della nostra capacità di creare occupazione anche in contesti sfavorevoli. Ma con i sostegni che auspichiamo siano inclusi nel decreto sulla competitività potremmo fare di più.


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